Dopo aver sospeso lo sciopero della fame, Antonio Frosolone, l’operaio 51enne del reparto logistico Fiat di Nola, da sei anni in cig, lancia un appello all’amministratore delegato Sergio Marchionne, per incontrarlo e spiegargli le ragioni che lo hanno spinto alla protesta, e quelle dei circa 300 addetti del reparto che vogliono difendere la loro ”dignità” tornando a lavoro. ”Noi fidiamo molto sul suo senso di responsabilità – spiega Frosolone – vorremmo avere la possibilità di capire le ragioni che lo spingono a prendere determinate decisioni industriali, e spiegargli, a nostra volta, le ragioni che ci spingono talora alla protesta dura, o come nel mio caso, a proteste singolari. Molte volte restiamo perplessi di alcune sue scelte aziendali, ma il nostro Ad Marchionne non riesce sempre a capire le nostre lotte in difesa del lavoro, perché il lavoro per noi è dignità, una parola forse ingombrante nella dialettica finanziaria ed economica”. Il cassaintegrato, che per circa due settimane non ha assunto cibi per chiedere il ritorno al lavoro nel reparto di Nola, esorta Marchionne a tenere in considerazione, nelle sue scelte, ”la nostra complessa situazione territoriale e sociale e cercare di mettere l’uomo al centro delle scelte produttive del gruppo Fiat”. ”Noi vogliamo difendere il nostro stabilimento – conclude Frosolone – e chi meglio del nostro amministratore delegato può capirci? Vorrei parlare con lui almeno qualche minuto, per spiegargli il punto di vista degli operai messi in cassa integrazione per tanti anni. Senza polemiche, solo per spiegare, in modo che lui ci sia vicino in quella che in fondo è la sua fabbrica, oltre ad essere quella di chi ci dovrebbe lavorare come noi”.

 

 

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