Continua il periodo nero per gli under 30 alla ricerca di un lavoro. Carlo Barbagallo, presidente dei Giovani Industriali campani, ha raccontato a Campanianotizie.com la sua ricetta per rivitalizzare l’economia meridionale.
Barbagallo cosa succede nell’economia campana?
I giovani continuano a scontare le conseguenze della crisi ed hanno già pagato un prezzo molto alto fino ad ora. Nel primo trimestre 2012 le maggior parte delle imprese italiane ha dichiarato di voler assumere under 30. Ma la Campania è quarta nella classifica nazionale delle regioni con maggior propensione ad assumere giovani. Alcune zone della regione non brillano, guardi Caserta al 53° posto tra le province. Le imprese mostrano una certa cautela nelle assunzioni, probabilmente aspettano di conoscere le novità normative in discussione.
Come mai tutte queste difficoltà ad assumere?
Le imprese mostrano una certa cautela nelle assunzioni, probabilmente aspettano di conoscere le novità normative in discussione. In questa direzione certamente l’impegno del Governo e della Regione, sul piano territoriale, è evidente. L’auspicio è che si possa invertire la rotta, intensificando gli incentivi per le aziende che assumono giovani soprattutto là dove la disoccupazione giovani è ai massimi.
In che modo?
Attirando nuovi capitali e puntando sui mercati che strategicamente possono portare una ricaduta benefica maggiore sul nostro territorio.
Per esempio?
Il settore logistico è uno dei due tre settori che il Mezzogiorno, ed in particolar modo la Campania, deve puntare, in quanto gode di un posizionamento geografico di vantaggio, essendo affacciata sul mediterraneo e può sfruttare questa posizione privilegiata per poter diventare uno dei centri principali per la logistica a livello europeo. Per fare ciò, occorrerebbe iniziare davvero a ragionare su progetti infrastrutturali seri e necessari per lo sviluppo del nostro territorio, quali l’aeroporto di Grazzanise, un sistema portuale serio ed all’avanguardia, una rete autostradale efficiente.
Tre aeroporti nel giro di 90 chilometri non saranno un po’ troppi?
Io la Campania futura la vedo come centro logistico nei confronti del mediterraneo e l’apertura dello scalo Grazzanise andrebbe proprio in tal senso. Pensi inoltre che Capodichino, per il suo posizionamento, è uno scalo inadeguato e ormai saturo. Un aeroporto efficiente a Grazzanise, infine, potrebbe far decollare il turismo in una provincia che ha molto da offrire.
Aeroporti, porti, logistica. Soliti settori e ancora soldi pubblici per far correre le imprese?
No. Anzi il contrario. Le imprese sono pronte a fare la loro parte, da tempo sono uscite da una logica assistenzialista che ha procurato più danni che benefici. Ben venga l’abolizione decennale dell’Ires per le imprese che scelgono di investire nel nostro territorio. Ora bisogna puntare su tre interventi prioritari: irrobustire il rapporto tra scuola e impresa, aumentare le infrastrutture e istituire una No Tax Region in sostituzione di uno strumento inefficace come quello degli incentivi a pioggia. Poi sarà il momento di parlare di ‘flessicurezza’ in entrata, che ha già dato risultati importanti in altri paesi. Con un occhio al futuro però. La No Tax region, infatti, ha senso se intesa come motore di sviluppo a lungo termine. Sono ancora recenti le scottature lasciate da chi ha abusato delle facilitazioni previste per gli investimenti nel Mezzogiorno e poi è andato via, lasciando dietro di sé solo il ricordo di un mancato sviluppo industriale.
Dobbiamo allo stesso tempo osservare che le aziende tradizionali sono tornate ad assumere più rapidamente delle altre. Questo perché, dopo la crisi, l’attenzione è ritornata verso forme di economia più classiche. Continuare a investire su questa strada è positivo, le prospettive di crescita ci sono con conseguenti benefici per gli assunti.
Eliminati i fondi pubblici, ci saranno investitori pronti a sostituirli?
Gli investitori guardano sempre con grande interesse ai territori promettenti. Per questo motivo è fondamentale, superati i fondi pubblici, accrescere la capacità attrattiva delle regioni meridionali. Questo vuol dire investire in infrastrutture, materiali e non (ben venga a questo proposito la volontà espressa dal Governo di rilanciare il piano per la banda larga), investire in legalità, scommettere, come probabile, sulle zone a burocrazia zero. Oltre ai provvedimenti messi in campo da Roma, però, sarà fondamentale lavorare sul territorio, cogliendo per esempio le opportunità che derivano dalla contrattazione di secondo livello (aziendale o territoriale). Può essere proprio lo strumento capace di rendere più competitivo e attrattivo il territorio. Un passo avanti è stato fatto con il “Contratto Campania”, sottoscritto dall’ente regionale e dalle parti sociali.
Secondo l’economista Marco Arnone i capitali si tengono alla larga dai territori dove è molto diffusa l’illegalità. Alla luce dei dati sulla corruzione diffusi nell’ultimo mese e lo storico radicamento della malavita in questa regione, è possibile sperare che tornino investitori stranieri solo diminuendo le tasse?
Assolutamente no. L’ho già detto e lo ripeto, un territorio capace di attrarre investimenti è, deve essere, un territorio sicuro, che fa della legalità la sua bandiera. Non esiste sviluppo capace di convivere con corruzione e criminalità organizzata. Tanto è stato fatto e si sta facendo sotto il profilo della lotta alla criminalità, ma ora bisogna puntare sullo sviluppo.
No Tax Region al posto di incentivi a fondo perduto. E’ sicuro che le imprese meridionali siano pronte a camminare con le loro gambe?
Le imprese sono pronte a fare la loro parte, da tempo sono uscite da una logica assistenzialista che ha procurato più danni che benefici. Ben venga l’abolizione decennale dell’Ires per le imprese che scelgono di investire nel nostro territorio, attenzione però al futuro. La No Tax region, infatti, ha senso se intesa come motore di sviluppo a lungo termine. Sono ancora recenti le scottature lasciate da chi ha abusato delle facilitazioni previste per gli investimenti nel Mezzogiorno e poi è andato via, lasciando dietro di sé solo il ricordo di un mancato sviluppo industriale.
Quindi continuate con la linea adottata a Capri. E’ arrivato il momento che la vecchia generazione, imprenditoriale e politica, si metta da parte?
È il momento di valorizzare la risorsa giovani. L’Italia è un paese ricco di potenzialità inespresse. Gli under 40 hanno poco spazio, a differenza di quello che accade nella maggior parte degli altri stati europei. La situazione inizia a cambiare, i primi segni di una lieve trasformazione si scorgono ma il tempo da recuperare è tanto. A Capri abbiamo chiesto a gran voce di scommettere sui giovani, di consentire alla nuova classe imprenditoriale e politica di assumersi la responsabilità della ripresa. Siamo convinti ancora oggi che solo in questo modo l’Italia potrà tornare a crescere.
Un’apertura ai sindacati che volevano un cambio culturale nella classe imprenditoriale meridionale?
La trasformazione culturale, non solo nella classe imprenditoriale meridionale, ma anche in quella nazionale, nella politica, nel mondo dell’università, del sindacato stesso è inevitabile e necessaria. Credo sia una battaglia comune di imprese, sindacati e politica. Sono le posizioni che gli under 40 di Confindustria hanno sposato da tempo e sulle quali siamo pronti a confrontarci con chi può contribuire ad avviare una trasformazione concreta.
Alessandro Dorelli