“La Cgil è la più antica ma anche la più moderna Camera del lavoro d’Italia ed è attiva quotidianamente nel combattere mafia, camorra e tutte le forme di violenza e di criminalità che ogni anno fanno perdere circa 330 miliardi di euro alle casse dello Stato e, solo in Campania, circa 180 mila posti di lavoro”.

È quanto ha dichiarato Federico Libertino, segretario generale della Camera del lavoro di Napoli, che ha presieduto all’incontro in memoria di Placido Rizzotto, il segretario della Camera del lavoro di Corleone assassinato dalla mafia nel 1948. “È importante – ha aggiunto – tenere vivo il ricordo di Rizzotto che a soli 34 anni lottava contro la povertà dei contadini e il sopruso della mafia ed ottenere giustizia per lui e per tutti i sindacalisti che come lui sono morti perché non hanno abbassato la testa dinnanzi al potere criminale”.
Maurizio Calà, segretario generale della Camera del lavoro di Palermo, ha ricordato che “Rizzotto era un sindacalista, ma era stato anche un partigiano mai sottomesso a nessuna forma di dittatura, impegnato per salvaguardare la libertà. L’esempio di Rizzotto non è quello di un uomo che è morto 64 anni fa, ma è moderno e attuale: in Sicilia altri 50 sindacalisti sono morti per mafia e noi meridionali, che stiamo peggio degli altri, dobbiamo restare uniti per lottare in vista di un altro mondo, una società migliore. Dopo 64 anni, finalmente, è stata fatta giustizia: i resti del corpo di Placido Rizzotto sono stati riconosciuti, ci saranno i funerali di stato e la famiglia sarà riconosciuta come vittima di delitti di mafia”.
All’incontro sono intervenuti anche Dino Paternostro, segretario generale della Camera del lavoro di Corleone, il quale ha affermato che “il primo modo che abbiamo per resistere alle mafie e quello di tener sempre vivo il ricordo di persone come Rizzotto e di tanti altri giovani come lui. Il suo grande merito è stato quello di aver condotto ad altre lotte, confische e arresti e, così, aver dato la speranza di poter cambiare le cose” e Franco Tavella, segretario generale Cgil Campania, che ha ricordato che ad indagare sulla morte del giovane Rizzotto fu un giovane capitano dei carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, anch’egli assassinato dalla mafia negli anni Ottanta. “Esiste un legame forte tra legalità e libertà, perciò noi dobbiamo combattere per la legalità soprattutto nelle scuole pubbliche, che dobbiamo aiutare e sostenere”.
Le conclusioni sono state affidate a Placido Rizzotto Junior, nipote del sindacalista e rappresentante della Camera del lavoro Territoriale di Palermo, il quale ha affermato che “la mafia ha fatto strage di sindacalisti e ha fatto in modo di eliminare la loro memoria per evitare che potessero diventare eroi. La famiglia di Rizzotto ha lottato e collaborato con la giustizia per l’arresto dei rapitori e assassini, ma ci sono voluti 64 anni per consentire di arrivare a questo risultato. C’è bisogno di verità e responsabilità, bisogna riscrivere la storia senza arrendersi”.
Il segretario Libertino ha infine donato una pietra lavica del Vesuvio per “costruire” simbolicamente, insieme ad altre pietre provenienti delle varie sedi della Cgil nazionale, la tomba di Placido Rizzotto.

 

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