NAPOLI – Negozi deserti, vie dello shopping non affollate. E’ questa la fotografia del primo giorno di saldi ‘ufficiali’ a Napoli. A nulla, al momento, sembra siano valse le vetrine allestite con vetrofanie e scritte che annunciano i ribassi e che, in alcuni casi, sperano nella scaramanzia come un negozio in via Chiaia con la scritta ‘Fuck you recession’.
Ma nonostante i ribassi che vanno dal 30 al 50 per cento, con punte del 70, i commessi hanno trascorso la mattinata da soli nei negozi, fermi vicino alla cassa o alle porte in attesa della clientela. Nessuna fila nemmeno fuori dalle grandi firme della moda nazionale e internazionale di via Dei Mille e via Calabritto. I commercianti sperano che la situazione migliori con l’avvicinarsi del weekend, ma le aspettative non solo altissime. “La gente non ha soldi”: è il commento unanime degli esercenti. Sul fronte della clientela, per ora, la gente guarda, ‘studia’ la situazione, ma non acquista. La spesa approssimativamente stanziata da spendere in occasione dei saldi si aggira attorno al 150 euro massimi a persona. Soldi che i napoletani sono, però, disposti a spendere soltanto per “una vera occasione” o per comprare capi di cui si ha “assolutamente bisogno”. In cima alla lista dei possibili acquisti, cappotti, giubbini e scarpe.
Dai saldi invernali, partiti oggi, ci aspettamo “una leggera flessione, coerentemente alla situazione economica e socio-politica dell’Italia”, con i consumatori divisi tra chi cerca l’affare e chi invece aspetterà “tempi più rosei”. E’ la previsione di Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania. “Per sapere come saranno i saldi basta guardare alla famiglia media – spiega – che ha visto aumentare le spese fisse per al gestione familiare del 8%, perdendo contemporaneamente un altro 8% in potere d’acquisto. I saldi sono lo specchio dell’economia del Paese, e per questo ci aspettiamo una flessione: una flessione non drammatica, ma in linea con la situazione dell’Italia. Qualcuno comprerà ciò di cui ha bisogno, ma altri saranno frenati dal timore per il futuro. Finché non saranno chiare le politiche per il rilancio economico del Paese, dubito che si riuscirà a far recuperare fiducia ai consumatori. Le liberalizzazioni degli orari, poi, non faranno altro che scremare quello che di buono ancora c’é sul mercato. Bene invece che i saldi partano all’incirca nello stesso periodo in tutta Italia: altrimenti si sarebbero create situazioni di concorrenza spiacevole tra Regioni territorialmente vicine. Ci saremmo aspettati, però, una data unica un poco più avanti del 2 gennaio: come sono attualmente, infatti, le vendite scontate non possono essere definite di fine stagione ma di inizio di stagione, apportando ulteriori elementi di crisi e di destabilizzazione ad un settore (abbigliamento ed accessori), che rispetto ad altri beni di consumo ha subito negli ultimi anni una significativa flessione. I saldi rimangono comunque un momento favorevole sia per gli imprenditori del commercio che per chi compra. I primi hanno l’occasione per immettere sul mercato la merce in magazzino, i secondi per acquistare a prezzi molto convenienti”. “Visto l’andamento dei consumi del 2012, ci aspettiamo che quest’anno i saldi partano da sconti superiori alla media: ma noi consigliamo sempre di diffidare di chi offre tagli sul prezzo troppo alti, e di comprare invece sempre da negozianti conosciuti, che garantiscono la qualità del prodotto venduto mettendoci la faccia. Siamo consapevoli della crisi eccezionale che le piccole e medie imprese plurimarca stanno subendo, ma dobbiamo invertire un pericoloso trend psicologico – conclude – basato sulla paura e sull’incertezza del futuro, sul terrorismo mediatico che molto spesso contribuisce ad esasperare reali situazioni di difficoltà. La priorità del paese è la crescita e chi governa ha anche un compito etico, quello di contribuire a dare stabilità ad un paese, in tutte le sue articolazioni, compiendo scelte coraggiose, ma eque, rilanciano l’economia, ma soprattutto ridando ottimismo e speranza ad un paese, ai giovani, ai nostri operatori che non hanno mai chiesto nulla, ma che con il loro lavoro e sacrificio hanno contribuito alla crescita ed alla ricchezza del nostro Paese”.