CAPRI – Le imprese italiane “stanno soffrendo, forse anche morendo di fisco”. Il governo “sta facendo delle cose, certamente non sta facendo tutto quello che sarebbe necessario per fare il salto di qualità”. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, dal convegno dei giovani imprenditori, all’indomani del loro attacco sulla politica e sul fisco (ormai una “confisca”), raccoglie la palla e fa pressing per un intervento che riduca il peso delle tasse e che riporti il Paese sulla strada della crescita.
“La pressione fiscale è eccessiva, soprattutto su chi paga regolarmente le imposte”, riconosce il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, intervenendo al convegno: “Bisogna riallocare il carico fiscale, ridurre le imposte su lavoro e imprese e trovare i fondi altrove, attraverso la riduzione delle spese improduttive e dell’evasione e, nei limiti del possibile, caricando le quote più alte di reddito e ricchezza del Paese”. Mentre il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, avverte sul rischio che “le difficoltà che si stanno manifestando nell’erogazione creditizia potrebbero accentuarsi se le banche fossero sottoposte a ulteriori penalizzazioni, specie sul piano fiscale e regolamentare”. Ai giovani imprenditori risponde il ministro della Coesione territoriale, Fabrizio Barca, rilevando da un lato che è “comprensibile” chiedere la riduzione delle tasse, ma evidenziando di non essere però d’accordo sulla parola “confisca: può rappresentare un alibi per gli evasori”. Squinzi punta il dito, però, sull’azione del governo. La spending review è ancora solo “un aperitivo”, convinto che bisognerebbe fare una revisione “molto più decisa” e che “tutti i fondi che si liberano dovrebbero essere destinati alla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori, le imprese, i cittadini”. Il carico fiscale è ad un punto “estremamente elevato” e l’Irap, insiste, “é un’imposta iniqua”. Per questo è importante che “il prossimo governo si strutturi per allinearsi sulla media Ue del 33-35%”, dice Squinzi, ribadendo che le imprese sono pronte a “rinunciare tranquillamente agli incentivi”: i relativi 2,7-2,8 miliardi di euro “mettiamoli su una riduzione del carico fiscale”. Un piccolo freno alla pressione fiscale arriva comunque dai grandi comuni. Secondo la Cgia di Mestre nelle grandi città un sindaco su due (il 49,4% del campione preso in esame) ha deciso di non aumentare l’aliquota base dell’Imu sulla prima casa. Altri 35 (il 43,2%) hanno deciso di alzarne l’aliquota. Squinzi rimprovera poi al governo anche che nella legge di stabilità “c’é molto poco per la crescita: in questa direzione si doveva fare uno sforzo maggiore”. Questo provvedimento è la dimostrazione che l’esecutivo tecnico “non riesce a portare fino in fondo le decisioni perché manca una base politica ed una visione di medio-lungo termine”. Di qui la richiesta che “ritorni una politica vera, buona”. Squinzi ribadisce, quindi, di ritenere che “dalla prossima legislatura serva una legittimazione politica molto più importante”. Un Monti bis andrebbe bene? “Non ne farei una questione di nomi, mi sta benissimo anche che il professor Monti guidi la prossima legislatura purché abbia una legittimazione elettorale”. Il presidente di COnfindustria parla anche della produttività, su cui è fondamentale recuperare “in tempi brevi se non tutti almeno una parte dei 20 punti persi” rispetto alla Germania” e torna a indicare l’obiettivo di un accordo a giorni, “per la fine del mese”, con tutti, Cgil compresa. “Siamo nelle fasi finali del negoziato. Credo e spero si riuscirà a fare un buon accordo che soddisfi tutti”. La scadenza del 18 ottobre “per la quale ci eravamo impegnati con il premier Monti” è stata mancata, aggiunge, “non per colpa di Confindustria”.