di Mario De Michele
Era già tutto previsto. Lo abbiamo scritto fino alla nausea durante la campagna elettorale: la coalizione civica è un amalgama malriuscito, per citare un ex premier. Una corazzata allestita per vincere a tutti i costi alle ultime comunali di Aversa. Un calderone, ai limiti dell’accozzaglia, incapace di amministrare la città al battesimo del fuoco. L’impalpabilità della politica è il peccato originale del raggruppamento guidato da Franco Matacena. Quel “modello Zannini”, voluto, per non dire imposto, dal consigliere regionale deluchiano, già sperimentato in Provincia e in molti altri enti locali casertani con esiti funesti. Ai microfoni di Italia Notizie lui stesso, prima del voto, delineò i contorni dello schieramento: “Siamo un gruppo di amici, è inutile sbraitare. Se non vinceremo al primo turno lo faremo al ballottaggio senza problemi”. Detto, fatto. Dalle urne è uscita la netta vittoria del “gruppo di amici”. Nelle sedute di giunta e in quelle del consiglio comunale è subito balzato agli occhi che gli amici non erano affatto amici e che la cancellazione con un tratto di penna delle categorie della politica ha prodotto danni incalcolabili all’attività amministrativa. L’ultima assise del 2024, quella del 30 dicembre, ha impietosamente fotografato l’inadeguatezza e la “faidizzazione” della squadra di governo. Sulla variazione al piano triennale delle opere pubbliche proposta dall’assessore di Noi Aversani Francesco Sagliocco, che prevedeva circa 3 milioni di euro da destinare a strade e scuole, è avvenuto l’inverosimile. Otto consiglieri di maggioranza hanno firmato un emendamento alla proposta di Sagliocco con la richiesta di dirottare 200mila euro sul verde pubblico. Roba da matti. È come se la proposta di un ministro del governo Meloni, approvata già dall’esecutivo, venisse messa in discussione, quindi ostacolata, alla Camera o al Senato dai parlamentari del centrodestra. Una cosa del genere diventerebbe la notizia principale di Times, New York Times, Bbc e Cnn. Altro che dilettanti allo sbaraglio, copyright del vicesindaco Alfonso Oliva ai tempi della giunta Golia. Qui siamo all’asineria politico-amministrativa. Matacena e company hanno battuto tutti i record mondiali di somaraggine.
L’emendamento è stato sottoscritto inizialmente da Massimo Palazzo, Raffaele Oliva, Domenica Pisano, Massimo Virgilio, Pietro Giglio, Raffaele De Gaetano, Lucia Aversano, Giovanni Innocenti e Luigi Dello Vicario, che poi ha ritirato la sua firma. Ovviamente in assise si è scatenato il caos con Noi Aversani, la capogruppo Federica Turco in testa, imbestialiti per il colpo gobbo dei consiglieri (presunti) alleati. Lavori consiliari sospesi e confronto tra la maggioranza in una sala del comune. Urla, accuse reciproche e parolacce udibili anche da piazza Municipio in perfetto stile bar dello sport. Le più agguerrite Turco e l’assessore all’Ambiente Olga Diana. Completamente in bambola Matacena, che avrà preso coscienza, almeno si spera, che presiedere l’ordine dei commercialisti e fare il primo cittadino di Aversa sono due mestieri completamente diversi. I consiglieri di maggioranza sono scesi dal ring dopo mezz’ora di scazzottate verbali. È dovuto intervenire Mario De Michele, capogruppo de La Politica che serve (quelli che Alfonso Oliva definiva dilettanti allo sbaraglio) per porre fine alle ostilità. “Sindaco, quando la smettete con questa pagliacciata?”, ha chiesto l’ex assessore della giunta Golia. Al rientro in aula Raffaele Oliva, promotore dell’emendamento, ne ha chiesto il ritiro. Emendamento ritirato. E giù il sipario su una sceneggiata di quart’ordine. Questa è la “coalizione di amici” decantata da Zannini. Questo è il consiglio comunale di Aversa, in preda alle faide nella maggioranza. Amici-serpenti.
La firma di Innocenti in calce all’emendamento è un segnale forte e chiaro a Matacena. Se il sindaco non lo ha capito glielo spieghiamo noi. Il presidente dell’assise che, va detto, ha finora condotto in modo impeccabile i lavori dell’aula, evitando al contempo a più di un esponente della maggioranza di collezionare figuracce durante le sedute consiliari, ha aperto la fase 2 di Aversa Moderata, di cui è il leader e che esprime 5 consiglieri. Mutuando Lucio Dalla, Innocenti ha recapitato a Matacena una lettera di fine anno: “Caro sindaco, ti scrivo così capisci che non devi spostare l’asse della coalizione su Noi Aversani, altrimenti vai a sbattere”. Innocenti ha atteso 6 mesi e poi si è messo all’opera anche sul piano politico. La contrapposizione tra Aversa Moderata e Noi Aversani nasce anche da vicende sovracomunali che conducono a Mondragone. I rapporti tra Sagliocco e Turco e Zannini si sono raffreddati dopo i guai giudiziari del deluchiano. Il consigliere regionale non è più l’equilibratore della maggioranza e soprattutto non media più tra Noi Aversani e Aversa Moderata. Dal canto suo, Matacena non appare in grado di gestire il nuovo assetto interno. Non ha ancora afferrato un concetto semplice: non deve mai perdere d’occhio i numeri. Un concetto stampato nella mente di Innocenti. Che vuole incidere di più, ad esempio, accontentando Pietro Giglio, in attesa da mesi della delega all’Edilizia scolastica. Per il numero uno dell’assise e di Aversa Moderata inoltre Alfonso Oliva, anche alla luce dello strappo di Adele Ferrara, è sovradimensionato. Deve mollare qualche delega. Dopo il disastro delle iniziative natalizie, un flop senza precedenti, qualsiasi sindaco del mondo avrebbe chiesto a Oliva di rimettere nelle sue mani la delega ai Grandi Eventi. Matacena nicchia anche su questo, preferendo farsi scarrozzare in macchina piuttosto che dare visibilità ad Adele Ferrara da lui stesso candidata e poi abbandonata. Finora il sindaco ha dimostrato di non masticare la politica. Ma deve imparare in fretta. Serve solo a peggiorare le cose la rituale e ipocrita “minaccia” di gettare la spugna. In primis, perché le dimissioni si rassegnano e non si annunciano. In secundis, perché fare come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia non produce altro che incancrenire l’assetto della maggioranza. Perché Raffaele De Gaetano, consigliere comunale e promotore di Aversa al Centro, dovrebbe essere trattato politicamente come lo scemo del villaggio? Anche Alfonso Oliva, ideatore di Aversa, Italia, conta su un solo membro in assise. Eppure, brandisce la delega di vicesindaco ed è un superassessore per i settori di cui si occupa. E perché Adele Ferrara, che però deve decidere ad horas cosa vuole fare da grande, deve essere snobbata? Sono nodi scorsoi. Spetta a Matacena sbrogliarli se vuole evitare altri clamorosi scivoloni in consiglio comunale.
Chiudiamo questo pezzo troppo lungo per chi è abituato ai tweet e ai post (“spiacere è il mio piacere”, direbbe Guccini) con il bilancio dei primi sei mesi di amministrazione. Era facilmente prevedibile infine che l’esecutivo non fosse il migliore possibile. Il primo cittadino ha ceduto a tutti i diktat della sua coalizione piazzando soltanto un suo nome, quello di Mariano D’Amore. E la promessa sbandierata in campagna elettorale di una “giunta di alto profilo” è svanita nel nulla. Lo si è visto e lo si vede continuamente. Basta un giretto per Aversa, basta chiedere il parere dei cittadini per toccare con mano che tra quelli che vivono nel Palazzo e la gente c’è una distanza siderale. Per sgranare l’intero rosario dei deficit amministrativi servirebbero fiumi di inchiostro. Tutti colpevoli, nessuno si senta assolto. Per chiuderla qui ricorriamo di nuovo a Lucio Dalla: “L’anno vecchio è finito ma qualcosa ancora qui non va”.