di Mario De Michele

Minimizzare quanto accaduto ieri, riportato da Italia Notizie, sarebbe un errore più grave del fatto in sé: la festa da villaggio turistico inscenata da esponenti politici e neo consiglieri della coalizione civica nell’aula consiliare di Aversa (clicca qui). Dal civismo, o presunto tale, al cinismo, vero e proprio, il passo è breve. Una deriva pericolosa che il neo sindaco Franco Matacena, trascinato nel “party istituzionale”, deve impedire sul nascere. Nessuno, ma proprio nessuno, mette in discussione la netta vittoria al ballottaggio. Nessuno, ma proprio nessuno, si scandalizza di fronte ai festeggiamenti al termine di una campagna elettorale dai toni spesso alti dal primo al secondo turno. Nessuno, ma proprio nessuno, vuole offuscare un risultato che apre una stagione amministrativa nuova per la città, poi vedremo se migliore o no. Il nocciolo della questione è un altro: le istituzioni appartengono a tutti allo stesso modo, a quelli che hanno vinto, a quelli che hanno perso e soprattutto ai cittadini, a prescindere dai colori politici e dal voto espresso. Questo è il tema. Non a caso lo stesso Matacena, ai nostri microfoni, ha sentito l’esigenza di dire a caldo: “Non ci sono né vincitori, né vinti, sarò il sindaco di tutti”. Giustissimo. È ovvio che c’è chi ha vinto e chi ha perso, è la democrazia, bellezza, ma rimarcare di essere “il sindaco di tutti” segnala una sensibilità che altri della sua maggioranza non posseggono. Per qualcuno la presa della Bastiglia è un avvertimento politico agli avversari: “Abbiamo vinto e comandiamo noi”. Matacena dovrà lavorare, e non poco, per spiegare col cucchiaino ai suoi pasdaran che una cosa è governare, ben altra è comandare. In democrazia si amministra nell’interesse collettivo. Il verbo comandare è bandito dal vocabolario della politica. Le vendette, le ripicche, la protervia vanno chiuse nel cassetto della campagna elettorale. Altrimenti si crea un corto circuito istituzionale che non fa bene a nessuno. E danneggia in primis i cittadini. Sul piano strettamente politico-programmatico il bivacco nell’aula consiliare stride con gli slogan della coalizione civica: “Il nostro raggruppamento vuole la pacificazione di Aversa”. Come segno di pace il festino in municipio non è il massimo. Si è mentito alla città? Era solo tatticismo? Qui urge, come detto, l’intervento di Matacena. Il “sindaco di tutti”, che non significa un sindaco consociativo, deve riportare il dibattito consiliare sui binari della correttezza istituzionale. I cori da stadio si fanno nei comitati elettorali. Il primo a comprenderlo deve essere Giovanni Innocenti che si appresta a diventare presidente dell’assise con meriti sul campo, par carità. Ha sfiorato le mille preferenze e la sua lista, Aversa Moderata, ha superato i 3.800 voti facendo eleggere ben 5 consiglieri. Innocenti deve capire innanzitutto che il ruolo di timoniere del civico consesso è completamente diverso da quello di assessore. Il primo impone sobrietà ed equidistanza. È super partes, insomma. Il secondo è operativo e gestionale. In altre parole di parte, cioè di profilo governativo, quindi di attuazione di un programma diverso da quello degli avversari. Un altro elemento dirimente che distingue una coalizione civica da una coalizione cinica è saper vincere. Vincere rispettando i perdenti. Vincere rispettando le istituzioni. Vincere rispettando gli elettori. Anche in questo frangente servirà un lavoro “culturale” da parte di Matacena. Infine veniamo alle conseguenze concrete dell’assedio dell’aula comunale. C’è stata una grave falla nei controlli. I responsabili ne devono dar conto. Sarebbe d’uopo che il segretario generale del comune aprisse un’indagine interna per ricostruire l’accaduto e avviasse, qualora vi fossero gli estremi, i consequenziali provvedimenti disciplinari a carico dei dipendenti coinvolti. Niente di più, niente di meno. Chi ha sbagliato paghi. Tutto qui. Sul piano politico confidiamo nel buonsenso di Franco Matacena. Il nuovo sindaco di Aversa è persona corretta e seria. Un vero moderato. A differenza di altri della sua coalizione che di moderato hanno soltanto il nome.

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