di Mario De Michele

“A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”, diceva a ragion veduta Oscar Wilde. Ma evidentemente Stefano Graziano non conosce lo scrittore irlandese. Il deputato Pd ha una formazione scientifica, è ingegnere, specializzato nell’ingegneria politica, quella branca che predilige improbabili miscelazioni alchemiche e miscugli da apprendista stregone. Con un recente post Fb l’esponente dem ha annunciato trionfalmente la candidatura di Roberto Fico a presidente della Regione Campania alla guida della coalizione progressista, alias campo largo (foto in basso). Leggete cosa è stato capace di scrivere Graziano. Riportiamo testualmente: “Fico è una figura autorevole, capace di unire e di aprire al dialogo, in grado di guidare una nuova fase politica con serietà. La sua candidatura rappresenta una novità per il campo largo, democratico e progressista, che oggi si misura con un’agenda chiara: lavoro come priorità, insieme a politiche ambientali moderne e diritti civili. È una sfida decisiva, che affrontiamo con determinazione. La Campania, regione importante e difficile, sarà l’esperimento efficace di un campo largo, democratico e progressista, in netta antitesi alle destre e da contrapporre ad ogni livello istituzionale, anche nazionale”.

Roberto Fico

Chi ha avuto la sfortuna di leggere il commento di Graziano sicuramente si è messo le mani nei capelli per lo sconcerto o per le risate. Non c’è nulla, né sul piano politico, né personale, né culturale che possa accomunare il parlamentare Pd e l’ex presidente della Camera. Solo a livello territoriale c’è un’assonanza: sono entrambi nati in Campania. Graziano a Teverola, Fico a Napoli. Poi il deserto. Il deputato dem è un allievo di Ciriaco De Mita, ai tempi della prima Repubblica presidente del consiglio e segretario nazionale della Dc. Ha collaborato, grazie a uno dei tanti incarichi di sottogoverno, con il ministro Ortensio Zecchino, anche lui irpino e democristiano di scuola demitiana. Successivamente Graziano si è forgiato alla corte di Marco Follini, un altro democristiano doc, per un periodo esponente di spicco dell’Udc, poi vicepresidente del consiglio dei ministri nel secondo governo Berlusconi e infine tra i fondatori del Pd, che ha abbandonato nel 2013.

Enrico Letta

Rimasto orfano di Follini, Graziano si è subito buttato tra le braccia di Enrico Letta, premier e leader dell’ala centrista del partito democratico. Anche durante il governo Letta il buon Graziano ha incassato un invidiabile stipendio mensile in qualità di consulente della presidenza del consiglio. Un’altra consulenza, molto più recente, l’ha intascata grazie al governatore Vincenzo De Luca, quando non fu eletto alle regionali del 2020. Nel 2022 è stato “risarcito” (non si sa per cosa) da Letta che lo ha candidato nel listino bloccato del Pd della circoscrizione Caserta-Benevento facendolo eleggere a tavolino. Così Graziano continua a vivere di politica da oltre 25 anni. Un quarto di secolo. Altro che progressista, è un conservatore di ferro. Ha conservato il potere anche quando ha perso. E ora, dopo aver appoggiato Stefano Bonaccini, si è catapultato nell’area di Elly Schlein capitalizzando l’amicizia con Francesco Boccia.

Veniamo brevemente a Fico. Nel 2005 fonda a Napoli uno dei 40 meetup “Amici di Beppe Grillo”, primo passo verso la nascita del Movimento 5 Stelle. È un esponente dell’ala di sinistra dei pentastellati. Non a caso si è dichiarato favorevole all’estensione del diritto al matrimonio e all’adozione da parte di coppie dello stesso sesso, all’eutanasia per i malati terminali, allo ius soli e al global compact, e si oppone alla privatizzazione dell’acqua pubblica. Durante il Covid si è detto contrario alla chiusura di Montecitorio e alla remotizzazione del voto dei deputati, in quanto non compatibile con la Costituzione e in particolare con i principi di segretezza e personalità del suffragio parlamentare. Cos’hanno in comune Graziano e Fico? Nulla di nulla.

Eppure il deputato dem non ha perso l’occasione di tessere le lodi social dell’ex numero uno della Camera. Non ha la spina dorsale politica per opporsi all’aspirante governatore scelto da Schlein. Rischierebbe di giocarsi la ricandidatura nel listino bloccato alle politiche del 2027. Sarebbe un disastro. Dovrebbe iniziare a lavorare all’età di 56 anni. Non ha più il fisico. Ed eccolo ad inneggiare a Fico via social. Aprendo bocca, Graziano non rischia di sembrare stupido. Conferma di essere un ineguagliabile opportunista. Di livello internazionale. Chapeau.

IL POST DI STEFANO GRAZIANO

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