di Mario De Michele

Nemmeno quando comandava Angelo Brancaccio, il “padrone” di Orta di Atella, le istituzioni comunali sono state considerate orpelli fastidiosi, lembi da tagliare con la motosega. Neppure ai tempi del “dominus” della città ai consiglieri comunali è stato impedito di intervenire in assise, di leggere documenti, di muovere critiche politico-amministrative. Anzi, proprio sotto il “Brancaccianesimo”, c’è stata un’opposizione agguerrita, ai limiti dell’accanimento. “Piove, Brancaccio ladro”, sono quasi arrivati a dire quelli della minoranza. Lo hanno gridato in ogni sede. Gli è stato consentito di dirlo anche durante i consigli comunali. Un’interminabile sassaiola di accuse che dai banchi del civico consesso si trasferiva con un tam tam inesorabile sui social, dove l’allora sindaco ortese era dipinto peggio di Jack lo Squartatore. In assise Brancaccio reagiva, in qualche caso con gestacci poco istituzionali, ma non tappava la bocca a nessuno. Neanche a chi, pur avendo più scheletri nell’armadio di lui, si erigeva a finto paladino della legalità e puntava l’indice contro il “male assoluto”, unico colpevole di tutto. Eppure, quelle critiche partivano proprio dai complici di Brancaccio, da coloro i quali si sono abbuffati di soldi grazie agli affari sporchi che hanno ridotto Orta di Atella quella che è adesso. L’ex sindaco ha scontato col carcere le sue nefandezze, ripetendo come un disco rotto fino all’ultimo giorno di cella di non aver mai avuto a che fare la camorra. Gli altri, quelli del suo cerchio tragico, se la sono cavata, intonsi come bambini nel borotalco. Nessuno ancora oggi si sa spiegare come e perché. Ed ecco che ce li ritroviamo, qui, in prima linea a dettare legge, quella legge che per costoro è carta igienica. Ed ecco che i cattivi si confondono con i buoni. Peggio ancora: i cattivi indossano gli abiti puliti dei buoni. Perché nella notte di Halloween tutte le zucche sono uguali. E alla fine ai cittadini tocca sempre un brutto “scherzetto”. Ed ecco perché da tempo, da quasi un anno, chi scrive chiede e spera in uno scatto di reni dei consiglieri comunali. La speranza non è ancora morta, ma è in fin di vita. L’ultima seduta consiliare ne è la riprova. Sul piano democratico è stata scritta una delle pagine più brutte della storia amministrativa di Orta di Atella. Tre consiglieri comunali sono stati ammutoliti da un presidente dell’assise aggressivo e quasi intimidatorio. Per noi non è una novità. Ricordiamo come se fosse ieri l’assalto di Giuseppe Massaro contro il sindaco Antonino Santillo in municipio, spalleggiato dal suo fido alfiere. Per la serie: “Qui comando io”. Tutto rientrò come se fosse normale. Un altro primo cittadino lo avrebbe denunciato e ne avrebbe chiesto le dimissioni immediate. Finora, a 24 ore dall’ultima assise, è passato in cavalleria anche l’atteggiamento da Ventennio tenuto da Massaro, come se l’aula consiliare fosse “sorda e grigia” e potesse essere trasformata in un “bivacco di manipoli”.

Eduardo Indaco

Non c’è un cenno da Nicola Russo, Ciro Palladino e Giovanna Migliore, ai quali è stato impedito di intervenire dal presidente dell’assise. Non c’è una presa di posizione da parte dei movimenti politici che li sostengono. Palladino è indipendente, ma ha le spalle larghe per difendersi da sé. Attendiamo che batta un colpo. Sul terreno politico Russo e Migliore dovrebbero essere “soccorsi”, rispettivamente dai movimenti Orta Prospettiva Futura e Svolta Civica, di cui sono capigruppo in consiglio. Saranno difesi o anche gli amici di partito li considerano orpelli inutili e li utilizzano per conquistare un posticino in più nella nuova giunta? Ed ecco che arriviamo al dunque. Massaro ha violato l’articolo 20 del Regolamento del civico consesso: “Nella discussione degli argomenti i consiglieri comunali hanno diritto di esprimere apprezzamenti, critiche, rilievi e censure, riguardanti atteggiamenti, opinioni o comportamenti politico-amministrativi”. Un articolo regolamentare che trae origine dall’articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Antonio Arena

Per i coordinamenti politici di Orta Prospettiva Futura e Svolta Civica anche la Carta costituzionale è carta straccia? A che è dovuto questo mutismo assordante? Una poltrona di assessore conta di più del rispetto delle regole? “Ci teniamo Massaro pur di far fuori Orta al Centro?”. Se è così, questa pseudo-classe dirigente abbia l’onestà intellettuale di ammettere che i propri consiglieri comunali sono considerati alla stessa stregua di figuranti, sono strumentali ad accordi di potere. Sic et simpliciter. E non ci vengano a dire che non ci sono i numeri per sfiduciare Massaro. Mai come stavolta la sfiducia politico-amministrativa è più dirompente di quella istituzionale. C’è un presidente del civico consesso che non è più super partes nella conduzione dei lavori. Che altro aspettare? Lo sapremo presto. Vedremo se nelle fila di Orta Prospettiva Futura e Svolta Civica il poltronismo prevarrà sul rispetto dei rappresentanti del popolo. I propri, peraltro. Nel frattempo un suggerimento ai consiglieri bruscamente zittiti: la prossima volta che sarete “imbavagliati” mostrate gli attributi e chiedete l’intervento dei carabinieri. Non avete nulla da temere. A differenza di Massaro.

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