di Mario De Michele
Che Piero De Luca, tramite un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno e a quello per gli Affari Regionali, denunci il “caos istituzionale alla Provincia di Caserta” con annessa richiesta di svolgimento ora e subito delle elezioni, è quanto meno singolare, per non dire ipocrita. Sotto la reggenza di Marcello De Rosa, presidente facente funzione in seguito alle dimissioni di Giorgio Magliocca, l’istituzione provinciale non ha incontrato particolari pietre di inciampo. Anzi, per usare le parole dei giudici del Consiglio di Stato di appena 20 giorni fa, sta “esercitando efficacemente le relative prerogative, come dimostrano i numerosi provvedimenti adottati”. La magistratura amministrativa si è pronunciata lo scorso 7 febbraio respingendo in toto il ricorso di Gaetano Di Monaco, presentato nella vana speranza di accaparrarsi la poltrona di presidente facente funzione della Provincia di Caserta. La battaglia legale è iniziata all’indomani della clamorosa decisione di Magliocca, allora presidente dimissionario, di revocare la delega di vicepresidente a De Rosa, nominando il 14 novembre 2024 al suo posto il fedelissimo Di Monaco. Sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno dato ragione all’ex sindaco di Casapesenna, che è stato pienamente legittimato dai giudici a ricoprire la carica di presidente facente funzione. Ergo, non è in essere alcuna “situazione grave e inaccettabile”, come invece afferma il figlio del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.
Si dirà: la richiesta ai ministri Piantedosi e Calderoli riguarda la mancata indizione delle elezioni nei presunti termini di legge, ovvero entro 90 giorni dalle dimissioni di Magliocca. “Il governo chiarisca immediatamente le ragioni di questo ritardo e intervenga per garantire il regolare svolgimento del voto”, sostiene il deputato Pd. Probabilmente De Luca junior non sa, se lo sa è peggio, che la Provincia di Caserta ha già formalmente richiesto un parere al dipartimento per gli Affari regionali della presidenza del consiglio dei ministri per definire le tempistiche elettorali. In particolare, si attende un riscontro sul contrasto normativo esistente tra la legge nazionale e lo statuto provinciale, che solleva dubbi sulla necessità di indire nuove elezioni o attendere la scadenza naturale del mandato prevista per dicembre 2025. Va inoltre ricordato che la prima richiesta di parere evidenziava anche la difficoltà di tenere due tornate elettorali, quella per il presidente e quella per il consiglio provinciale, a pochi mesi di distanza l’una dall’altra.
Dunque, che senso ha sollecitare i ministri competenti e il governo su una questione già posta a tempo debito all’attenzione degli stessi ministri e dello stesso governo? Perché De Luca junior parla di presunta “violazione delle disposizioni di legge” quando ci sono dubbi interpretativi su una legge raccapricciante fortemente voluta proprio dal suo partito? Anche un infante comprenderebbe in un attimo la strumentalità politica dell’interrogazione del deputato dem. Che infatti dichiara: “Chiediamo al governo di intervenire subito per garantire il rispetto delle norme e assicurare ai cittadini un’amministrazione provinciale pienamente legittimata. Non si può lasciare un territorio importante come quello casertano in una condizione di incertezza istituzionale così prolungata. Non dicono nulla i parlamentari del centrodestra? Sono favorevoli a prolungare questa situazione irregolare di grave stallo e caos istituzionale in provincia di Caserta?”.
Andiamo con ordine e procediamo con l’analisi del testo politico. “Chiediamo al governo di intervenire subito”, dichiara il figlio del governatore della Campania. “Chiediamo” chi? ci viene da dire citando Renzi. Poche ore prima dell’interrogazione di De Luca, infatti, due parlamentari di primo piano del Pd, la senatrice e commissario dei dem di Terra di Lavoro Susanna Camusso e il deputato casertano Stefano Graziano, hanno presentato un’interrogazione sulla stessa questione e con la medesima richiesta. Come mai non è stata firmata anche da De Luca? Camusso e Graziano non hanno ritenuto opportuno coinvolgerlo nella loro iniziativa? Ops! Allora il caos imperversa nel Pd, non alla Provincia di Caserta. Passiamo alla parte in cui De Luca chiede di “assicurare ai cittadini un’amministrazione provinciale pienamente legittimata”. È un gioco da ragazzi ribaltare il tavolo. Dopo essere stato eletto per la prima volta in Parlamento nel collegio di Caserta quando mai il rampollo del presidente della Campania si è occupato dei cittadini di Terra di Lavoro? Prendi i voti e scappa. E adiós. Chiedere in giro per conferma. Per quanto concerne il tema della legittimazione, beh, basta dire che è arrivata dai giudici, gli stessi nei quali Schlein e compagnia ripongono sempre assoluta fiducia accusando il governo di volerli al guinzaglio. In questo caso il governo deve sostituirsi alla magistratura? Come già detto, c’è un quesito al vaglio degli organi preposti, perché fare pressioni sull’esecutivo nazionale? La risposta è semplice. La fornisce lo stesso De Luca quando afferma: “Non dicono nulla i parlamentari del centrodestra? Sono favorevoli a prolungare questa situazione irregolare di grave stallo e caos istituzionale in provincia di Caserta?”.
Ecco la vera motivazione. Poiché la proposta di una gestione tecnica avanzata da De Rosa, in attesa di un chiarimento interpretativo della norma, ha trovato terreno fertile in alcune forze del centrodestra si deve tornare al voto “hic et nunc”. Quindi il problema non è il rispetto della legge, né la legittimazione istituzionale, né tantomeno il fantomatico caos, ma il fatto che il Pd è fuori dai giochi politici provinciali. E su questo risvolto è inevitabile aprire una doppia riflessione. In primis, l’attuale maggioranza tecnica che sostiene De Rosa si regge in gran parte su esponenti espressione del consigliere regionale Giovanni Zannini, notoriamente deluchiamo doc. In secundis, fino alle dimissioni di Magliocca la squadra di governo era composta anche da Forza Italia, manifestamente partito di centrodestra, peraltro sulla scorta di un accordo politico, non tecnico, preelettorale. Poste hegelianamente tesi e antitesi, la sintesi è che i deluchiani doc sia durante l’era Magliocca che sotto la gestione De Rosa risultano determinanti per il proseguo amministrativo della Provincia di Caserta. Ne discende una domanda: perché De Luca junior non ha mai contestato a De Luca senior il sostegno decisivo dei fedelissimi del governatore campano ad un’amministrazione provinciale presieduta dall’azzurro Magliocca, soprattutto alla luce del posizionamento all’opposizione dei consiglieri del Pd? Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Ma sappiamo che sorgerebbero guai in famiglia.
Concludiamo entrando nel merito del governo De Rosa. In consiglio provinciale sono passati il bilancio di previsione e quello triennale. I dem hanno votato contro? No, si sono astenuti. Pochi giorni fa, l’assemblea dei sindaci, molti dei quali sono del Partito democratico, ha approvato in via definitiva i detti strumenti contabili. Presenti 67 comuni, pari a una popolazione di 751.796 abitanti, cioè l’83% di quella totale. Dopo il voto favorevole è partito un fragoroso applauso. Negli ultimi 50 giorni sono stati sbloccati, solo per citare alcuni provvedimenti, tre finanziamenti per un totale di 40 milioni di euro destinati a interventi ambientali. Misure condivise con le amministrazioni locali, incluse quelle targate Pd. Allora perché Piero De Luca interviene proprio ora a gamba tesa sulla Provincia di Caserta? Perché l’appoggio dei deluchiani a De Rosa gli crea a livello nazionale un problema politico grande come una casa. La sua. Che fare? Piero cerca di apparire il più ortodosso degli ortodossi per sottrarsi dalla morsa di suo padre Vincenzo, il più eterodosso degli eterodossi. Ma alla favola di De Luca junior contro De Luca senior non ci credono nemmeno i bambini. Figurarsi Elly Schelin.