È probabilmente la prima volta nella lunga storia dei comuni italiani che per conferire la cittadinanza onoraria e quella benemerita sono necessarie due sedute consiliari. Anche in occasione di un momento solenne e di partecipazione collettiva l’amministrazione di Aversa batte un altro record negativo. Domani mattina (lunedì 30 dicembre) riapproda in assise l’argomento rinviato nel precedente civico consesso per mancanza del numero legale. La maggioranza si sfaldò. Molti consiglieri della coalizione del sindaco Franco Matacena abbandonarono l’aula. Chi per motivi di famiglia, come se gli altri non avessero una famiglia, chi per fare qualche “puntata” al gioco, chi perché non ha ancora compreso il ruolo che svolge. Così la proposta del prestigioso riconoscimento a Mariano Angioni e a Salvatore Vendemmia si trasformò in una figuraccia megagalattica, non solo per la squadra di governo, ma anche per i due prescelti, trattati come carne da macello. E menomale che la proposta di delibera fu formulata dal presidente del consiglio Giovanni Innocenti, seppure in ossequio al regolamento consiliare come da lui stesso precisato nella passata seduta. Ma gli alleati non hanno mostrato alcun rispetto nei confronti della commissione preposta e nemmeno del numero uno dell’assemblea, colpevole a sua volta di non aver proferito parola su una vicenda emblematica di uno squallore senza fine. Il buon sangue da funambolo non mente. Innocenti è anche il leader di Aversa Moderata che esprime due assessori e cinque consiglieri. Non si è degnato di intervenire neppure in veste politica. Sono prevalsi tatticismo ed equilibrismo in nome del tirare a campare che, come diceva Andreotti, è sempre meglio che tirare le cuoia.

In verità, l’iter burocratico per il conferimento della cittadinanza onoraria ad Angioni e quella benemerita a Vendemmia era iniziato malissimo e finito peggio. I membri della commissione Affari generali, presieduta da Domenica Pisano, non hanno trovato l’intesa. Mela della discordia il metodo adottato, non i nomi proposti. Imma Lama di Fratelli d’Italia e Marcantonio Mottola dei 5 Stelle, giustamente, hanno chiesto maggiore condivisione per rendere il conferimento delle benemerenze un’occasione di unità delle istituzioni locali. Un bel momento per la città, insomma. Ma anche su questo punto la coalizione civica ha combinato un disastro. La presidente Pisano, Federica Turco e Lucia Aversano si sono opposte a valutare altri nomi di aversani meritevoli. Ne hanno fatto una questione politica, ovviamente intesa come spartizione. Un segnale devastante. Per la serie: anche le benemerenze sono cosa nostra. Straccioneria politica o politica da straccioni, poco cambia. Emergono tutti i limiti di uno schieramento spurio, ibrido, indefinibile. E soprattutto non all’altezza di una città come Aversa. Il tema non è solo politico-amministrativo, e anche, forse soprattutto, socio-culturale. Matacena sembra fuori posto. Parla soltanto alla borghesia ipocritamente perbenista e bacchettona, gente cha va a messa per pulirsi una coscienza incrostata da sporcizia morale. Quasi tutti gli altri esponenti della maggioranza si specchiano nel popolino social, in quel sotto proletariato immerso fino al collo nella bolla cognitiva. Assessori-influencer che provocano incontenibili conati di vomito. Se non si fa in tempo ad arrivare al bagno si sporcano scrivanie e tappeti di casa. Un altro spezzone del team di governo guarda alla classe media divenuta mediocre. Nessuno si pone il problema del rilancio della città. È quanto mai salato il prezzo della mancanza di una classe dirigente. Tutti rincorrono il consenso spicciolo. E alcuni vanno proprio per gli spiccioli. Povera Aversa, direbbe Battiato. Città ridotta a miseria senza uno straccio di nobiltà. Nemmeno d’animo.

Mario De Michele

LA PROPOSTA DI DELIBERA DI GIOVANNI INNOCENTI


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