BENEVENTO – Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina presso la sede provinciale del Partito Democratico, la consigliera regionale Giulia Abbate (PD) e il segretario provinciale del Partito democratico Erasmo Mortaruolo hanno posto all’attenzione dell’opinione pubblica una grave situazione di rischio ambientale in corso nell’area tra Casalduni e Fragneto Monforte. L’ultima vicenda dei problemi derivanti dai rifiuti calabresi scaricati presso lo Stir (accordo tra le Regioni – D.G.R. 338/2014) è solo la goccia che fa traboccare un vaso pieno oltremodo. Su segnalazione dei Comuni e dopo accesso agli atti, la presidente della Commissione Trasparenza ha potuto visionare un report dell’Arpac che presenta inquietanti motivi di preoccupazione. Domani il caso sarà oggetto di question time in Consiglio Regionale, all’indirizzo dell’assessore Romano. Il 24 ottobre 2014 l’ARPA Campania – Dipartimento di Benevento ha evidenziato che in 11 sopralluoghi effettuati nell’arco temporale di 41 giorni (dall’11 agosto al 30 settembre) sono state riscontrate difformità nei rifiuti conferiti rispetto al codice autorizzato (CER 20.03.01 – rifiuti urbani non differenziati) in almeno 7 sopralluoghi. Dal report risulta il conferimento di rifiuti di altra natura, tra cui fibre di amianto, pneumatici, materiali ferrosi, etc. Risultato che giustifica la preoccupazione delle popolazioni locali per la sostanziale inefficacia dei controlli a monte da parte della Regione Calabria e, quindi, la sostanziale violazione dell’Accordo. Tale stato di cose aggrava la funzionalità dell’impianto di Casalduni, già notoriamente compromessa, a cui si sono aggiunti gli ostacoli per lo smaltimento finale.
“L’Assessore Romano – spiega Giulia Abbate – dovrà farci capire, stando così le cose, quali provvedimenti urgenti intenda adottare, a garanzia dei cittadini della zona e dei lavoratori dell’impianto. Se questa attività, ora interrotta, dovesse proseguire, i controlli dell’ARPA non potranno essere a campione, ma dovranno avvenire puntualmente e quotidianamente. Segnalo inoltre che i rappresentanti delle comunità locali e il comitato civico Toppa Infuocata hanno denunciato l’incremento di miasmi provenienti dallo STIR, creando ulteriore pregiudizio alla qualità della vita di chi vive in zona. La causa è probabilmente collegata all’aumento della quantità di rifiuto in trattamento, cui non corrisponde un adeguato stato di efficienza e funzionalità dell’impianto. Un impianto che oggi è in capo alla Samte, ma che è stato sovradimensionato a suo tempo per tamponare le emergenze del passato. In quattro anni e mezzo la Regione lo ha completamente dimenticato, perdendo tempo prezioso. Oggi lo scaricabarile non può essere l’Ato, perché l’autonomia gestionale non può partire con il piombo nelle ali di un’eredità del passato su cui non si è fatto nulla. Nessuna chiarezza c’è all’orizzonte su tempi e modi per ripulire il territorio sannita. La Regione ha pensato ad altro quando avrebbe potuto incardinare progetti finanziabili anche sui fondi Ue”.
In questa settimana l’on. Abbate depositerà una interrogazione urgente all’Assessorato per chiedere chiarimenti rispetto alla concentrazione di minacce all’ambiente e alla salute in pochi chilometri quadrati, che sono:
- stoccaggi di ecoballe a Casalduni (Fungaia con circa 28mila ecoballe e Stir con circa 15mila) e Fragneto Monforte (Toppa Infuocata con circa 65mila), in merito ai quali non è chiaro quali risorse e quali tempi la Regione abbia previsto per la definitiva bonifica;
- manutenzione e destino dello Stir, ora in fase di passaggio alle competenze dell’Ato, ma ancora oggetto di un commissariamento ad acta per la realizzazione di un biodigestore annesso da 30mila tons/anno;
- gravissima e conclamata condizione di dissesto idrogeologico che vede numerosi fenomeni franosi in tutta l’area, con crolli che interessano abitazioni e viabilità, compresa la strada statale 87 (cd. Zingara Morta);
- sospetti seppellimenti notturni presso l’attuale area dello Stir, segnalati da un’informativa inviata dai Carabinieri alla Direzione Distrettuale Antimafia nel 2002, vicenda che andrebbe chiarita ancor di più oggi dopo i recenti ritrovamenti a Morcone e Sant’Agata de’ Goti.
Alla luce di una condizione di assoluta precarietà ambientale, che investe diverse aree del territorio sannita, appare uno schiaffo ai cittadini sanniti la recente decisione dell’Assessorato in merito al riparto aritmetico dei costi di gestione post mortem di discariche e siti di ecoballe. Il costituendo Ato parte così con 1,7 milioni di euro di costi annuali e per un tempo indefinito, come previsto dall’art.12 della legge 5/14 sul riordino del ciclo integrato dei rifiuti. Già a suo tempo il gruppo consiliare PD in Regione propose di emendare quell’articolo, con un’attenzione maggiore verso le zone interne, già vessate da maxi discariche mal concepite e abbandonate. L’emendamento fu bocciato dalla maggioranza, così come ora non è stata accolta la richiesta di cancellare quel costo per il Sannio. In ultima istanza, la consigliera Abbate chiederà a Romano – così come suggerito dai sindaci nell’ultima riunione della Conferenza d’Ambito – almeno di ricalcolare i costi in base alla produzione di rifiuti pro capite e non dividendo solo per il numero di abitanti. In base ai nostri calcoli si avrebbe così a un riparto ponderato con un risparmio di circa 400mila euro annui per i cittadini dell’Ato Benevento.