Rimettere al centro della sanità i cittadini con l’eliminazione graduale dei tetti di spesa, il coinvolgimento del territorio nelle scelte strategiche e una vera integrazione ospedaliera. Questa, secondo il consigliere Pd Giulia Abbate, la ricetta perché il diritto alla salute sia garantito a tutti. Lo ha dichiarato questa mattina nell’ambito di una conferenza stampa dal titolo “La sanità nel Sannio: mai più ultimi” in cui ha ripercorso le tappe di una fallimentare gestione “caldoriana” e anticipato gli scenari futuri alla luce del nuovo piano di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale. “In questi ultimi cinque anni – ha esordito – Caldoro non ha fatto altro che il ragioniere. Vero è che è stato raggiunto il pareggio di bilancio, ma a spese dei cittadini con addizionali Irpef e Irap, con i ticket, tagli lineari, posti letto soppressi e budget, per branca, che hanno costretto gli ammalati (oncologici, cronici, bambini, disabili) a pagare di tasca propria le prestazioni sanitarie. A Benevento abbiamo avuto il caso clou dei bambini disabili che avevano bisogno della continuità assistenziale, ma che, per questa logica ottusa dei tetti di spesa, hanno avuto negata la riabilitazione”. “Nonostante tutti i tagli che il Sannio ha dovuto sopportare e a cui andrà in contro nel nuovo piano ospedaliero – ha continuato il consigliere – siamo ultimi, in Italia, per i livelli essenziali di assistenza (Lea). Lo ha messo nero su bianco il ministero della Salute. La Regione Campania è stata l’unica, in tutto lo Stivale, a non aver raggiunto il punteggio minimo di 120; un punteggio che vien fuori da una serie di parametri come le vaccinazioni, l’assistenza agli anziani, ricoveri ospedalieri adeguati, esami di risonanza magnetica. Se questi dati, poi, li decliniamo alla luce del nuovo piano ospedaliero si capisce che Caldoro non ha inteso mettere le mani nelle tasche degli sprechi, ma solo allontanato, tramite scelte scellerate ed omissioni, la sanità dai cittadini sanniti. Tuttavia sta concludendo la campagna elettorale con lo sblocco del turn over, che è solo parziale e restituirà solo poche unità all’organico delle aziende sanitarie”. “Il nuovo piano di riorganizzazione della rete ospedaliera – ha proseguito – prevede un’interazione mai applicata; al pari degli atti aziendali che, presentati dalle strutture sanitaria e ospedaliera, sono rimasti lettera morta. Si parla di una vasta area che ingloba Avellino e Benevento. Non nego che non sia una cosa buona, ma nego che ci siano le condizioni per farlo concretamente. Quando leggo il passaggio delle ambulanze medicalizzare da dieci a sei, dico che la legge deve essere modulata secondo i bisogni del territori. Abbiamo la vicenda del Fortore che è emblematica di una serie di disservizi causati dalla gestione Caldoro, come tutta la rete emergenziale. Nel nuovo piano territoriale non si parla dell’elisuperficie di San Bartolomeo in Galdo, una postazione che funziona attualmente solo h12 su chiamata, ma non di notte. Dobbiamo implementare in maniera vistosa questi servizi, non ignorarli altrimenti si nega il diritto alla salute”. “Per cambiare rotta – conclude l’on. Abbate -, come spesso ribadito anche dal nostro candidato a governatore della Campania Vincenzo De Luca, occorre agire su due fattori: l’eliminazione graduale dei tetti di spesa, con un’applicazione rigorosa dei criteri di bilancio, incrociandola con la domanda di sanità sul territorio. Poi recuperare una vera integrazione ospedaliera. Se vogliamo che la sanità non sia più ospedalocentrica occorre investire su un’assistenza territoriale e ammagliarla. Questo attraverso programmazione e strategia: tutto quello che è mancato negli ultimi cinque anni”.