Sono giorni neri per i polmoni di chi vive a Caserta o la frequenta quotidianamente. Per la seconda volta in meno di un anno, la terza nell’ultimo quinquennio, le centraline ARPAC di monitoraggio della qualità dell’aria ci raccontano di valori pessimi, con l’episodio più eclatante delle decine di sforamenti del limite per la concentrazione di PM10 in Corso Giannone. Da ciò, il tardivo ma inevitabile provvedimento da parte dell’amministrazione comunale di chiusura al traffico dell’arteria adiacente il parco vanvitelliano, che tanto sta facendo discutere la cittadinanza. Tra i tanti commenti, alcuni qualificati ed altri un po’ qualunquisti e meramente lamentosi, emerge una giusta considerazione: una città come Caserta non può acquisire sufficienti dati sulla sua qualità dell’aria con due sole centraline di rilevamento, quelle di corso Giannone e via De Gasperi, peraltro vetuste (risalgono infatti alla seconda metà degli anni 90). Ve ne sarebbe un’altra funzionante, a Centurano, ma da tempo rileva il solo dato relativo all’ozono, mentre una quarta, sita in via Roma nelle adiacenze dell’ex biblioteca comunale, è dismessa ormai da tempo. E proprio via Roma è sulla bocca di tutti, portata ad esempio come “strada (probabilmente) più inquinata di Caserta”, che necessiterebbe di un accurato monitoraggio, visto l’intenso traffico veicolare (spesso acuito dalla sosta selvaggia) e la presenza di istituti scolastici. Invece dall’audizione dell’assessore all’ambiente Santangelo abbiamo appreso che sono prossime ad entrare in funzione tre nuove centraline di proprietà comunale, destinate a zone periferiche (San Benedetto, Centurano, San Clemente) con l’intento di monitorare gli effetti delle attività estrattive. Ma sono così necessari ben tre impianti di rilevazione, atteso che entro due o tre anni tutte le cave attive sul territorio comunale dovranno chiudere? Per questo motivo Speranza per Caserta ha depositato una mozione consiliare con la quale si chiede a Sindaco e Giunta, innanzitutto, di chiedere all’ARPAC di ripristinare e manutenere le due centraline attualmente dismesse o parzialmente funzionanti, ed inoltre di ripensare l’allocazione dei tre nuovi impianti, prevedendone almeno uno in un punto del centro città che soffre evidentemente di alti livelli di inquinamento, come via Roma. Tutto questo, ovviamente, non è sufficiente a guarire la città. Ad un paziente, dopo gli esami clinici, si prescrive la cura: a Caserta, va prescritta una terapia d’urto a base di mobilità sostenibile, pedonalità, ciclabilità, trasporto pubblico.