Direzione provinciale, Consorzio Asi, Giovani democratici. E di sguincio, ma non tanto, le elezioni regionali. Sono i temi caldi, roventi, che stanno incendiano il Pd casertano. Cestinati tatticismi e tentativi di mediazione, lo scontro è a viso aperto. E Raffele Vitale è ormai alle corde. Spalle al muro. L’ultima riunione della segreteria provinciale è stata un campo di battaglia condotta a colpi di machete. Sono emerse divergenze nette. Inconciliabili. E il segretario facente finzione ne è uscito a pezzi. Con le ossa rotte. Si sta ancora leccando le ferite. Non è stato neanche in grado di introdurre i lavori. E se n’è andato con la coda tra le gambe. Umiliato e offeso, politicamente. L’incontro è stato sollecitato da Luigi Munno. Talmente impaziente di affrontare di petto le questioni sul tavolo che non ha concesso a Vitale neanche due parole di “circostanza”. Non è il tempo delle formule di rito. E’ il tempo delle decisioni. Che, come ha sottolineato con il pennarello rosso il responsabile degli Enti locali, devono essere assunte in modo collegiale. Ad accendere la miccia della contrapposizione la vicenda Asi. Munno ha detto a muso duro che non può essere gestita giocando su più tavoli. E soprattutto non ci devono essere registi occulti. Per il sindaco di Macerata Campania sugli enti strumentali bisogna tratteggiare uno schema sposato dai sindaci in accordo con la segreteria provinciale, indicando una prospettiva organizzativa e gestionale per uscire dalla logica dei carrozzoni clientelari. E sui nomi serve la piena condivisione. Munno ha toccato inoltre il tema della legalità. Bisogna designare persone al di sopra di ogni sospetto, ha detto. E ha aggiunto: se qualcuno ha in mente nomi discussi o chiacchierati allora la responsabilità se l’assumerà Vitale, con tutte le conseguenze del caso. In riferimento alla decisione dell’assemblea dell’Asi di approvare il nuovo Statuto nonostante i dubbi sull’inconferibilità e incompatibilità di alcuni componenti del consiglio, il responsabile Enti locali ha chiesto che il partito deve intervenire e assumersi le proprie responsabilità. Non sono accettabili forzature. La legalità non va sacrificata sull’altare della spartizione delle poltrone. Sulla stessa linea Franco De Michele e Vito Marotta. Il segretario organizzativo e il responsabile dei circoli hanno espresso fuori dai denti la loro posizione, nitida come la luce del sole ad agosto. E riassumibile in estrema sintesi così: “Bisogna ridare centralità alla segreteria con scelte condivise, i sindaci contano e sono un riferimento importante, ma devono rapportarsi a tutto il gruppo dirigente, non solo a una parte di esso”. De Michele e Marotta hanno stoppato anche qualsiasi tentativo di utilizzare l’Asi come merce di scambio per ottenere un ritorno elettorale per chi si vuole candidare alle regionali. Una posizione condivisa a grandi linee anche da Carlo Corvino. Con il suo solito tono serafico Enzo Cappello ha aggiunto in democristianesimo che prima del voto sui nuovi vertici Asi, previsto per il 3 dicembre, il Pd deve trovare una soluzione collegiale. Non può presentarsi in ordine sparso. Altra benzina sul fuoco delle polemiche l’ha gettata Silvio Sasso. Che ha toccato un altro nervo scoperto: le riunioni parallele che in questi giorni si stanno tenendo sull’Asi. Sasso si è lamentato del fatto che le trattative in corso sui nuovi vertici del Consorzio si stanno svolgendo alle spalle di gran parte dei componenti della segreteria. Ma chi sarebbe il regista occulto? Il grande manovratore? Nessuno ha fatto nomi. Ma era evidente anche a un bambino che nella stanza aleggiava lo spettro di Stefano Graziano. Proprio lui, con Vitale e Marco Villano (assente alla riunione), avrebbe tenuto un incontro “parallelo” ad Aversa con esponenti dell’Udc e di Ncd, nei giorni precedenti al consiglio dell’Asi che ha poi votato lo Statuto. Graziano starebbe lavorando da tempo per piazzare nel Cda Nicola Tamburrino, Emiddio Cimmino e Biagio Lusini, rispettivamente sindaci di Villa Literno, San Tammaro e Teverola. In cambio il Pd non avanzerebbe richieste sulla presidenza del Consorzio.

Ma la strategia dell’ex deputato si è scontrata con il muro eretto dalla “nuova” maggioranza della segreteria provinciale. A tutti è sorto un dubbio legittimo: piazzare tre primi cittadini significherebbe avere un enorme bagaglio di voti alle regionali in caso di candidatura. Insomma, Graziano partirebbe nella corsa elettorale con un ampio, forse incolmabile, margine di vantaggio. Ma nel vertice in via Maielli gli è stato detto indirettamente: “Fermo lì! Dove vai?”. Il tutto davanti agli occhi attoniti e spaesati di Vitale. Che mentre prendeva sberle da tutte le parti, non riusciva neanche ad articolare qualche frase dal senso compiuto. Il clima si è surriscaldato ancor di più quando Pasquale Stellato ha strigliato gli “adulti” per non averlo sostenuto nella vicenda dei Giovani democratici (il regionale ha commissariato il tesseramento). E ha accusato i “grandi” di aver fomentato contro di lui i Gd di Caserta, San Nicola la Strada e Marcianise. Con un riferimento a De Michele, Marotta e Abbate puramente voluto. Ma anche il vicesegretario del partito si è dovuto sorbire una forte dose di critiche. Gli è stato detto che se ci sono problemi politici tra i giovani dem devono essere risolti senza l’interferenza degli “adulti”. E poi gli è stato rinfacciato che forse è lui che vive un imbarazzo politico in quanto è contemporaneamente “adulto” e “giovane”, in quanto vice di Vitale e segretario provinciale dei Gd. Nel frattempo il facente finzione giaceva lì inerte come un passante che assiste a una discussione tra due persone in strada. Si è però riscattato quando si è discusso della nomina della direzione provinciale. Vitale ha lanciato una proposta risolutiva: “Cerchiamo di colloquiare con Peppe Roseto”. Idea geniale. Peccato che lo sta già facendo da giorni Villano senza ottenere risultati. L’altro spettro che aleggiava durante la riunione della segreteria era proprio quello del consigliere comunale di Aversa. Lui e Graziano sono considerati un po’ come il gatto e la volpe. Muovono i fili del partito. Ma ora i nodi sono venuti al pettine. E Villano, il Forlani del Pd, dovrà vedersela con due democristiani doc come De Michele e Marotta. Per non parlare di Cappello. Viva la Dc. Pardon, il Pd.

Mario De Michele

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