CESA – L’esproprio del Campo del Parroco infiamma la politica di Cesa. Ieri è nato il comitato a sostegno di tale ipotesi e oggi l’amministrazione invia una nota di chiarimenti. “La democrazia è bella, ma costosa. Chi è sinceramente democratico sa che essa costringe continuamente a rimettersi in gioco e che, a volte, ha bisogno di strumenti che hanno i loro costi. Tuttavia la democrazia è un rischio, come ha scritto qualcuno, e non ricordiamo chi, che bisogna correre. La notizia della raccolta delle firme per l’area dell’ex campo parrocchiale finalmente finirà per far capire cosa veramente vuole il popolo di Cesa. Ma se la proposta è posta in modo generico si corre il rischio che il popolo di Cesa non capisca come stanno le cose.
Allora è necessario fare chiarezza.
I promotori propongono di “sollecitare il comune affinché si proceda al definitivo esproprio per pubblica utilità dell’area in questione affinché la stessa sia destinata al servizio dei cittadini e della città, per finalità pubbliche e per il soddisfacimento di interessi generali “ partendo dal presupposto che “ il consiglio comunale, in passato, aveva approvato una delibera con la quale conferiva a questa area la destinazione di pubblica utilità “.
Noi abbiamo detto e confermiamo che non si può espropriare un’area senza aver deciso cosa farci e con quali soldi (in pratica c’è bisogno di un progetto esecutivo con la relativa copertura economica); questa è la famosa dichiarazione di pubblica utilità di cui parlano, che era in sostanza il progetto dell’isola ecologica.
Oggi, a meno che non si voglia riproporre quel progetto, prendendoci tutti in giro, c’è bisogno di un altro progetto esecutivo con l’indicazione dei soldi con cui realizzarlo.
Questo significherebbe spezzettare le già scarse risorse disponibili per ritrovarsi, come è avvenuto per la Palestra del Fanciullo, opere incompiute ed avere un patrimonio comunale fatiscente e degradato.
Noi invece, seguendo un principio elementare di buona amministrazione, abbiamo programmato di accorpare le risorse per poche opere da completare a lotti. D’altronde non ci sono motivi di urgenza per l’esproprio.
Infatti l’area di cui parliamo non può essere oggetto di speculazioni perché ha una destinazione urbanistica a “spazi pubblici e servizi di interesse comune”, che (ripetiamo un’altra volta per chi non ha capito) intendiamo confermare con il prossimo PUC, e, siccome come già detto da dove sta non scappa, si può espropriare in qualsiasi momento in relazione alle risorse disponibili e a ciò che si vuole fare.
Il popolo di Cesa è libero di decidere quello che vuole e, se si dovesse giungere ad un costoso referendum, noi ci rimetteremmo alla volontà popolare, ma, lo stesso popolo deve sapere come stanno le cose, soprattutto in un momento in cui siamo alle prese con una politica di risanamento di circa un milione di euro di debiti pregressi, sia attraverso un mutuo di cui saremo costretti a pagare le rate e gli interessi nei prossimi anni, sia attraverso un complicato meccanismo di transazione con la regione che è ormai in dirittura d’arrivo”.