“Il Partito Democratico di Capodrise declina, cortesemente, l’invito e non entra in maggioranza.” Così si apre una nota del Circolo del Partito Democratico di Capodrise. Il segretario Di Bernardo spiega le ragioni della scelta democratica, che arriva dopo il manifesto stampato a luglio in cui veniva espressa la posizione politica dei democrat: “ Sul piano programmatico – si leggeva – a condizione di non trovarci di fronte a fatti compiuti o ad atti già predisposti, ribadiamo la nostra disponibilità a confrontarci e mettere a disposizione, costruttivamente, tutte le nostre idee e la nostra esperienza, per dare soluzione alle annose questioni di Capodrise. Sul piano politico, se fosse in atto una crisi di maggioranza latente, sarebbe opportuno formalizzarla, dichiarando la conclusione dell’attuale esperienza politico-amministativa, creando le condizioni per l’apertura ad un confronto politico e programmatico, anche con forze politiche esterne all’attuale maggioranza.” Chiusa la premessa i Democratici spiegano come sono andati i fatti adesso: “Invitati, di recente, ad un confronto dal gruppo di maggioranza, avevamo, quindi, “pensato” che l’invito riguardasse il rilancio dell’azione amministrativa nei prossimi mesi e la ridefinizione, con il nostro contributo, di alcuni punti programmatici la cui realizzazione è assolutamente indispensabile per la nostra città, oltre che ragionare sulla forma politica attraverso la quale concretizzare la nostra partecipazione. E, invece, la delegazione della maggioranza ci ha raccontato della loro “compattezza e coesione” (dove la vedono non si capisce) e di un programma già definito, che noi potevamo solo accettare acriticamente. Sulla base di tali presupposti, poi, avremmo potuto richiedere anche “l’onore” di entrare in maggioranza. Cosa potevamo rispondere? Esattamente quello che avrebbe fatto qualsiasi persona di buon senso: se non proprio un “vaffa” alla Grillo, sicuramente un bel : “grazie e arrivederci”. Noi avevamo immaginato di poter discutere dello stato comatoso in cui versa il nostro paese: opere pubbliche che non si realizzano e nemmeno si progettano; finanziamenti che si perdono; politiche sociali inesistenti; macchina amministrativa incagliata; lo stato di degrado che affiora ad ogni angolo di strada; impianti sportivi abbandonati; iniziative culturali di cui si è perso traccia; protezione civile distrutta e, infine, una pressione fiscale che ha raggiunto livelli insopportabili per qualsiasi cittadino. Negli ultimi tre anni l’addizionale comunale IRPEF si è quadruplicata, la tassa sui rifiuti raddoppiata, come le imposte minori, l’IMU a livelli altissimi, e per ultimo, proprio in questi giorni, i cittadini stanno pagando la TASI, con un’aliquota tra le più alte della provincia. Questi temi, insieme con la necessità e l’urgenza di una ridefinizione urbanistica delle città, avrebbero reso serio un tavolo di confronto, al quale ci saremmo volentieri seduti per discutere alla pari. Ci è stato chiesto, invece, di fare da stampella ad una amministrazione traballante, senza strategia e senza bussola”.