Se l’emergenza Eco Transider è senza ombra di dubbio attualmente la priorità per i carinaresi, sul tappeto c’è un’altra grande questione che rischia di arrovellare il dibattito politico e non solo. Stiamo parlando della questione degli allagamenti del Rione Cimitero, problematica presentatasi con puntualità svizzera anche in occasione delle prime piogge di questo autunno che ancora una volta hanno fatto sì che l’intera area si allagasse e che il paese risultasse diviso in due zone. E quanto avvenuto non più tardi dello scorso fine settimana ha finito col far divampare la polemica non solo fra cittadini e giunta comunale, ma anche fra opposizione e maggioranza. A finire sul banco degli imputati sono stati i lavori deliberati dalla giunta Aprovitola e che a Luglio per oltre una settimana spezzarono in due il paese normanno con gravi disagi per la popolazione e la viabilità, e per di più costati la bellezza di Cinquantamila Euro. Interventi che stando a quanto assicurato dalla maggioranza sarebbero dovuti essere risolutivi, ma che alla prova dei fatti, almeno secondo quanto sostengono molti cittadini e l’opposizione, si sono rivelati perfettamente inutili. E così la minoranza guidata da Giuseppe Barbato presenterà una mozione in occasione della prossima seduta del consiglio comunale, per conoscere ratio e soprattutto destinazione della somma spesa, non nascondendo la possibilità di arrivare addirittura a paventare il danno erariale. Del resto minoranza e comitati di quartiere sostengono che quello posto in essere dall’esecutivo cittadino sia stato quasi esclusivamente un intervento simbolico e di facciata, che in nessun caso poteva risolvere una problematica che a parere dei critici andrebbe affrontata in maniera radicale, anche alla luce dei mutamenti climatici che, orami fanno cadere anche alle nostre latitudini delle vere e proprie bombe d’acqua in pochi minuti. Ricordiamo che nell’alveo in questione confluiscono le acque non solo di Carinaro e dei comuni limitrofi, ma anche provenienti dall’hinterland napoletano come Marano, Melito e comuni viciniori.
Francesco Paolo Legnante