Mi convinco sempre di più che la richiesta di consiglio comunale sul PUC, sia oggi più che mai opportuna, considerata la poca attenzione che è stata posta alle nostre colline nel redigendo preliminare. Quando poi, l’ottimo urban watcher Emanuele Repola, mi spedisce le foto dell’ennesima discarica a cielo aperto in cui si è imbattuto, che resta a qualche centinaio di metri dalla meravigliosa Casertavecchia, la convinzione diventa totale. Eternit, materiale di risulta, mobili, elettrodomestici ed anche una vasca da bagno. Rifiuti pericolosi ed altamente inquinanti che oltre ad essere dannosi per la salute e l’ambiente, deturpano ancora di più quelle aree che purtroppo nel tempo sono state già vittime di azioni di killeraggio ambientale. Eppure è passato solo qualche centinaio di anni da quando il paesaggista Jakob Philipp Hackert, attraverso le sue vedute rappresentava iconograficamente il territorio; dei veri e propri reportage su tela, che descrivono il territorio casertano come la migliore rappresentazione di quella che era la Campania Felix. Boschi di querce, uliveti, ma anche numerosi alberi di ciliegio imperiale di Caserta (cultivar tipica), caratterizzavano le nostre colline, mentre dove il terreno si addolciva si coltivava tutto ciò che la terra regala. Il panorama adesso è quasi lunare, con crateri lasciati dai morsi delle cave, un terreno brullo e senza la presenza di quella macchia mediterranea tipica del nostro territorio. L’assenza di essenze vegetali lungo i versanti collinari, rendono adesso necessari i lavori di messa in sicurezza dal rischio di dissesto idrogeologico, delegando all’uomo quel lavoro che naturalmente viene svolto dalla vegetazione. Questo perché in passato non si è pensato ad avviare una seria politica di tutela specifica per quel territorio. Con azioni o linee guida che si ponessero in netta contrapposizione alla migrazione cittadina, magari incentivando gli investimenti in attività imprenditoriali agricole, anche a sfondo ricettivo. Creando di fatto, delle vere e proprie sentinelle. Perché chi più dell’agricoltore ha interesse a tutelare la propria attività imprenditoriale, la propria terra. Inoltre, proprio grazie attraverso le coltivazioni messe in atto, si sarebbe restituita alle nostre colline quella bellezza paesaggistica ormai perduta, e mitigato ogni rischio idrogeologico. Senza poi dimenticare tutto l’indotto enogastronomico e turistico che ne sarebbe scaturito. Basti pensare che nei boschi si sarebbero potute allevare delle razze autoctone allo stato brado, come il maiale nero casertano o la capra casertana. L’occasione di questo PUC è troppo importante per non mettere in atto ogni iniziativa atta a preservare e valorizzare le nostre colline e gli splendidi borghi in esse incastonati. Questo sarà uno dei punti che affronterò nel prossimo consiglio comunale dedicato, dove spero anzi sono sicuro di trovare corrispondenza anche in altri consiglieri.
Edgardo Ursomando
Consigliere comunale Caserta