La strana coppia Cella-Capasso produce una mozione per riconoscere la cittadinanza onoraria ai due marò. L’ex candidato sindaco del centrosinistra e il capogruppo di Noi Aversani hanno firmato un documento trasformando in “fatto storico” quella che Wikipedia definisce come “versione italiana”. Il testo protocollato da Cella e Sagliocco, infatti, è uno stralcio della pagina tratta dalla più famosa enciclopedia on-line.

Al seguente indirizzo (Clicca qui per leggere), infatti, si ritrovano anche le ricostruzioni indiane e tutte le note vicende internazionali nate all’indomani della morte dei due pescatori. Coraggiosi, quindi, i due aversani che hanno già affermato la propria verità storica ed in base a questa chiedono al consiglio comunale di Aversa di concedere la cittadinanza onoraria ai due fucilieri di marina.

 

ECCO IL TESTO TRATTO DA WIKIPEDIA

Secondo la versione ufficiale pubblicata dal Governo italiano, e secondo il rapporto consegnato dai membri dell’equipaggio della petroliera sia alle autorità indiane che a quelle italiane, poiché entrambi i Paesi hanno aperto un’inchiesta sull’incidente, il 15 febbraio 2012 alle 12:18 ora italiana, la Enrica Lexie viene avvicinata da un’imbarcazione da pesca, con a bordo cinque persone armate con evidenti intenzioni di attacco.[31][16] I sei militari del battaglione San Marco, a bordo della petroliera italiana come forza di protezione (NMP) contro possibili attacchi pirata, mettono in atto, in accordo con le regole d’ingaggio previste, “graduali azioni dissuasive”, contro un “naviglio” sospettato di ospitare pirati, man mano che l’imbarcazione sospetta si avvicina (inclusi i “segnali luminosi” che rappresentano un codice di comunicazione tra navi necessario per identificarsi a distanza in acque ad alto rischio pirateria)[31][16][32] fino a sparare in acqua tre serie di colpi d’avvertimento a seguito dei quali il natante cambia rotta.

Secondo la memoria consegnata alla Corte del Kerala dai difensori di Latorre e Girone, il capitano della nave italiana, Umberto Vitelli, mette in atto la procedura antipirateria prevista, prima che i marò stessi prendano posizione e ingaggino i presunti pirati, incrementando la velocità della nave a 14 nodi e attivando le sirene e le luci di allarme; dopo di che il capitano attiva lo Ship Security Alert System (SSAS) e i marò mandano segnali all’Italian Marine Rescue and Coordination Centre (IMRCC). Il capitano riporta l’incidente sulla “Mercury Chart”, che mette in contatto e trasmette informazioni alla comunità navale mondiale, comprese diverse Marine impegnate nella lotta antipirateria e lo stesso quartier generale della Marina indiana; stila un “rapporto militare” (che è una comunicazione ufficiale inviata da una nave alle autorità del proprio Stato di bandiera e alla Guardia costiera e Marina militare dello Stato costiero) e invia un altro rapporto al Maritime Security Center Horn of Africa nel Regno Unito. Dopo aver respinto l’attacco, la nave riduce la velocità a 13 nodi e continua lungo la rotta prestabilita.[33][34] Il comandante Umberto Vitelli avverte la società armatrice della nave che provvede a sua volta a informare la magistratura italiana, poiché la Enrica Lexie si sta muovendo in acque internazionali.[35]

Alle 15:00 ora italiana, la petroliera, mentre si trova in acque internazionali a 38 miglia nautiche dalla costa indiana, viene contattata via radio dal Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Mumbai (Bombay).[2] Le autorità indiane comunicano alla Enrica Lexie di avere fermato un’imbarcazione coinvolta nell’evento e chiedono, “con un evidente sotterfugio”, al comandante della Enrica Lexie di dirigersi verso il porto di Kochi per “contribuire al riconoscimento di alcuni sospetti pirati”. Alle ore 15:30, il Comando operativo interforze della Difesa (COI) riceve dai marò a bordo della Lexie la comunicazione che la compagnia armatrice ha deciso di accogliere la richiesta indiana, autorizzando la deviazione di rotta. A seguito di tale comunicazione il comandante della Squadra navale (CINCNAV) e il COI non avanzano “obiezioni, in ragione di una ravvisata esigenza di cooperazione antipirateria con le autorità indiane, non avendo essi nessun motivo di sospetto”. Quindi, il capitano Umberto Vitelli inverte la rotta per venire in contatto con la guardia costiera indiana, da cui la nave viene scortata nella rada di Kochi, nelle acque territoriali indiane, dove attracca il 16 febbraio alle ore 17:48 circa.[16][31][35]Solo al momento dell’attracco a Kochi il comandante della nave italiana viene informato delle indagini in corso riguardo alla morte di due pescatori indiani a bordo della nave St. Anthony, morte che secondo le autorità indiane è stata causata dai colpi di arma da fuoco sparati da bordo della petroliera italiana. In seguito avviene la consegna dei marò alla polizia indiana a causa di “evidenti, chiare, insistenti azioni coercitive indiane”.

 

ECCO LA MOZIONE CAPASSO-CELLA

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