Ad Aversa se Forza Italia e i 5 Stelle piangono, il Pd non ride. In casa dem la sbandierata unanimità sul nome di Marco Villano in campo alle primarie per la candidatura a sindaco è crollata come un castello di carta. E se è vero che la grande maggioranza del circolo è schiarato dalla parte del consigliere comunale uscente, è altrettanto lampante che l’interdizione delle aree che fanno parte al deputato europeo Nicola Caputo e al consigliere regionale Gennaro Oliviero rappresentano ben più di una grana. Nonostante le disgrazie degli altri (Fi in mille pezzi e il M5S tutt’altro che unito), la vittoria del centrosinistra resta una meta lontana. E con il Pd scompattato, con due big che remano contro Villano, la strada sarà ancora più in salita. Anche perché sul versante opposto Enrico De Cristofaro ha già ricomposto una serie di cocci e sta aggregando molti spezzoni dell’area moderata, pescando soprattutto nel mondo delle professioni e della società civile. Un Pd spaccato farebbe inevitabilmente il gioco del presidente della Federazione degli architetti della Campania. Il risultato? Il centrosinistra rischia seriamente si sedersi per altri 5 anni tra i banchi della minoranza “regalando” ancora una volta la città al centrodestra. Un ventennio all’opposizione non basta al Pd per diventare un partito serio. O semplicemente un partito.

Mario De Michele

 

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