CASERTA – Se esistesse ancora una parvenza quantomeno di buon senso, un’Amministrazione che ha dichiarato dissesto, costringendo i Cittadini Casertani a pagare l’IMU più alta d’Italia, dovrebbe centellinare ogni spesa, riflettere, ponderare, prima di agire. E, invece, si continua a procedere a capofitto, aggiungendo danno erariale a danno erariale. Così con “I Magnifici 7” e le penali da pagare per i contratti rescissi in un tentativo goffo, se non grottesco, di salvarsi in extremis da responsabilità ben più rilevanti.
Quindi, con l’assurda vicenda della Commissione Integrata Ambiente, nella quale l’Ente ha deciso di costituirsi in Giudizio, soccombendo e venendo condannato al pagamento delle spese, anziché rimettersi con fiducia alle decisioni sapienti ed imparziali del Magistrato – lasciando la scena ai due distinti contendenti che si contrapponevano – forse ignorando che nella Procedura Amministrativa non si configura, in casi come quello di specie, la contumacia e che, per contro, è prassi che l’Ente Pubblico non si costituisca, a meno che non abbia un interesse (ovviamente pubblico!) diretto e legittimo da salvaguardare. Evidentemente nella circostanza qualche interesse, magari non proprio pubblicistico, doveva esserci! Gran finale recentissimo: nuovo Giudizio Amministrativo, nuova soccombenza, nuova condanna al pagamento delle spese, per una delle fattispecie più riprovevoli, odiose anticostituzionali di cui una Pubblica Amministrazione possa macchiarsi: l’eccesso di potere. Il caso è quello della buvette del Reale Belvedere di San Leucio, con il tentativo maldestro, anzi dichiarato illegittimo dalla Magistratura, di rescindere unilateralmente il contratto che legava l’Ente al gestore, vincitore di un Avviso Pubblico. Certo che appare quantomeno singolare che la medesima Amministrazione che non ritiene di dover impugnare contratti vessatori come quello con Pubbliservizi s.r.l. che, per le proprie prestazioni, percepisce un agio pari all’85% degli introiti, contro una media del 12%; piuttosto che quello del Teatro – concesso ad un privato, con il criterio del “Fatebenefratelli”, per sedicimila euro (proprio così!) annui, neanche si trattasse di uno scantinato ammuffito in periferia – tenti, poi, di svincolarsi da un contratto che appare pienamente legittimo, sia sul piano amministrativo che su quello contabile! Cui prodest?! A chi è preposto ad indagare, Guardia di Finanza in testa, l’ardua sentenza. Né quest’atto autoritativo appare un caso isolato nell’attività dell’Amministrazione Cittadina: infinite volte la Commissione di Controllo e Garanzia “Atti della Giunta Comunale” ha dovuto censurare le deliberazioni dell’Esecutivo, in quanto assunte usurpando poteri che la Legge riserva al Consiglio in via esclusiva. Che anzi, l’“Eccesso di Potere” è assurto a regola nella Giunta Comunale di Caserta, raggiungendo certamente l’apice in una delle ultime deliberazioni adottate, con la quale, sotto la guida dell’Assessore al ramo – che più riceve note critiche, se non di biasimo dalla Corte dei Conti e, dal ultimo, dal Ministero, più procede diritto per la sua strada, rifiutando ogni più nobile profferta di aiuto – ha deciso, ancora una volta, di sostituirsi al Consiglio Comunale, per produrre da sé, in religioso silenzio carbonaro una serie di atti che dovrebbero fornire risposte alle gravi perplessità espresse dal Ministero relativamente all’Ipotesi di Bilancio Stabilmente Riequilibrato, votata dalla sola Maggioranza. Inutile dire che queste integrazioni, prodotte sine titulo dalla Giunta, non hanno nessun valore, non sono documenti o – se si vuole – sono tamquam non esset, non essendo state fatte passare per l’approvazione dell’unico Organo che rappresenta la Sovranità Popolare a livello locale: il Consiglio Comunale. In tutto questo il silenzio dell’Organo Straordinario di Liquidazione – che riconosce la liquidabilità di crediti derivanti da lodi, che risultano incerti ed inesigibili, in assenza della pronunzia definitiva della competente Corte d’Appello, mentre la De Luca continua, imperterrita, a resistere al suo posto, nonostante la questione sia arrivata nelle aule di Montecitorio – appare assordante e sarebbe dettato da una singolare interpretazione del proprio ruolo, per la quale l’Organo, mentre tenta di riparare i danni del passato, può non vedere – e, quindi, non segnalare alle Autorità competenti, in forza degli obblighi che ogni Pubblico Ufficiale ha – quelli che si continuano a creare, perseverando nell’errore di ritenere la Res Publica come un giocattolo asservibile ai capricciosi piaceri del “potente” di turno.
di Luigi Cobianchi*
*Capogruppo Fli Consiglio Comunale Caserta