Sette mesi. Di stop and go. E del solito scaricabarile all’italiana. Non sono bastati 210 giorni per la nomina della direzione provinciale del Pd di Caserta. Dal congresso, che ha incoronato quello che poi si è rivelato il segretario facente finzione Raffaele Vitale, è trascorsa un’eternità. E al netto delle buone intenzioni, solo predicate e mai messe in pratica, la fisionomia della direzione non si è delineata. Neanche minimamente. Ma ora “alea iacta est”. Il gruppo dirigente, quello vero, composto dal segretario “ombra” Stefano Graziano, Franco De Michele e Marco Villano, si è rotto le scatole. E vuole sciogliere il nodo con le buone o con le cattive. Previa autorizzazione di chi guida veramente il partito, domani (18 giugno) Vitale consegnerà al presidente dell’assemblea Enzo Cappello l’elenco dei nomi che entreranno nella direzione in quota maggioranza. Finora la decisione era finita nel vortice del “sine die” proprio per la mancata indicazione dei componenti. Dopo l’accordo sui numeri – 45 membri alla maggioranza, 35 alla minoranza – vincitori e vinti avrebbero dovuto dire per bocca di Vitale e Roseto chi avrebbe fatto parte dell’organismo dirigente. Ma in 7 mesi di nomi e cognomi non si è vista neanche l’ombra.
Da qui il gioco a rimpiattino sulle responsabilità dello stallo. E’ stata la maggioranza a puntare più volte l’indice contro la minoranza. Graziano e company, che nei ritagli di tempo informavano degli sviluppi anche Vitale nei suoi ritagli di tempo, hanno con insistenza accusato Roseto di boicottare la nomina della direzione. Più di una volta il segretario facente finzione e il capo(?) della minoranza si sono dati appuntamento per chiudere la partita. Ma per un motivo o per un altro tutti gli incontri si sono conclusi con un nulla di fatto. “E’ colpa di chi ha perso il congresso”, è andato ripetendo in questi mesi il triumvirato Graziano-De Michele-Villano. E in realtà col passare del tempo ha preso corpo il sospetto che fosse Roseto a fare melina. Innanzitutto il candidato alla segretaria vive lo stesso “dramma” politico di Vitale: è un comandante che non comanda perché com’è noto chi decide nella minoranza è Nicola Caputo, punto. In secondo luogo, dal congresso ad oggi tanta acqua è passata sotto i ponti del Pd casertano. Una marea che ha scompaginato gli assetti interni, li ha stravolti. Se è vero com’è vero che Pina Picierno (sulla carta minoranza) dialoga da tempo con la maggioranza, fino a farne di fatto parte da quando si è candida alle europee, e se è vero com’è vero che il gruppo di Carlo Marino (sulla carta minoranza) ha ricucito lo strappo con i suoi vecchi amici di merenda (politica), salta agli occhi la difficoltà di Roseto di esprimere i “suoi” (si fa per dire) nomi per la direzione.
Sorge un problema di rappresentanza politica grande come una casa: visto che la minoranza ha mutato pelle, e non di poco, il candidato perdente alla segretaria parla per conto di chi? In verità anche nella maggioranza c’è un quadro in evoluzione, o involuzione a seconda dei punti di vista. C’è ad esempio il presidente Cappello che ha remato contro il gruppo dirigente sulla nomina dei nuovi vertici dell’Asi (anche per questo è scattato il commissariamento). E c’è Lucia Esposito, testa pensante e non cooptabile, che proprio per questo è stata sempre guardata con diffidenza da Graziano e non solo. Ma il rimescolamento delle carte non ha inciso sulla tenuta della segreteria che gode del sostegno di una maggioranza forse anche più ampia di prima. Anche per questo Vitale ha avuto l’ordine categorico (“non mugugnare e obbedisci”, gli hanno detto) di presentare l’elenco dei nomi della direzione. La palla ora è nel campo di Roseto. Che però non sa più da quali giocatori è composta la “sua” squadra. Spetterà all’allenatore vero Caputo cambiare modulo. O cambiare verso.
Mario De Michele