Dal 1 gennaio 2015 il costo dei biglietti per il trasporto pubblico aumenta in tutta la Campania, con conseguenze pesantissime per l’utenza e in particolare per studenti e pendolari, costretti a pagare un prezzo più altro per un servizio sempre più inefficiente e talvolta persino vergognoso. Particolarmente grave la situazione della provincia di Caserta in cui i costi salgono, mediamente, di più del 20 per cento. Per esempio, la tratta Aversa – Caserta passa da 1,30 euro a 1,80 euro con una maggiorazione di 50 centesimi (più 38,5 per cento); la Metro Aversa – Napoli passa da 2,20 a 2,50 euro, con un rincaro di 30 centesimi (più 13,6 per cento). È l’ennesimo disastro della giunta Caldoro, pesantemente intervenuta con una ‘riorganizzazione’ che ha portato alla distruzione del trasporto pubblico locale nella provincia, segnato, giusto un anno fa, dalla scomparsa della storica ferrovia alifana. Oggi, tagliando la quota di compartecipazione della Regione sulle tratte locali, si determina la conseguenza che i gestori hanno diminuito e probabilmente diminuiranno ancora il numero ovvero la frequenza delle corse. “A fronte dell’aumento dei biglietti – dichiara Francesco Madonna, responsabile infrastrutture e trasporti di Sel Caserta – lo stato delle stazioni e dei mezzi è sempre peggiore, punendo i viaggiatori ben oltre il portafogli, con uno stato disastroso di sicurezza sia nelle stazioni che nei treni. In questo contesto, il progetto di biglietto elettronico di Vetrella, lodevole nella prospettiva di modernità, non è una soluzione allo stato attuale, ma solo una nuova chimera a cui aggrapparsi”. “Anche nella politica dei trasporti – afferma Gianni Cerchia, coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia Libertà – occorrerà lavorare per superare vecchi schemi e vecchie volontà che continuano a volere Caserta isolata e subalterna rispetto a un disegno strategico di sviluppo urbano e produttivo di respiro regionale, o peggio contenitore di distorsioni e squilibri generati da scelte compiute al di fuori della nostra provincia e in assenza di un quadro di programmazione territoriale coerente”. “La sciagurata strategia fallimentare della giunta regionale Caldoro – conclude Cerchia – ha grandemente contribuito a consolidare la funzione centripeta del capoluogo regionale, impedendo al territorio casertano di raccordarsi armonicamente con la riconfigurazione dell’area metropolitana di Napoli, sviluppando in una prospettiva integrata e sostenibile un sistema socioeconomico dalle potenzialità molto rilevanti, in grado di progettare interventi e d’attrarre ingenti investimenti privati”.