In questi giorni si parla nuovamente ed insistentemente dell’unione dei moderati, dei cattolici, dei centristi. Non è la prima volta, né forse sarà l’ultima, in cui si parla di unire le squadre democristiane d’Italia. Appunto, le squadre. Dal giorno in cui finirono i partiti della prima Repubblica sono stati lanciati nel tempo tantissimi segnali di riunione, più o meno consistenti e più o meno nostalgici, di tutte le forze di centro, ma senza alcuna finalizzazione. Questo evidentemente perché il sistema bipolare italiano non ha mai favorito la nascita di un vero e proprio partito di centro, difficile da gestire, rispetto ad un comodo contenitore collocato al servizio del populista di turno. Ma oggi le cose sembrano cambiate. Ci sono i cinque stelle che rischiano di far saltare il banco, di azzerare una intera classe dirigente e una nuova generazione di amministratori. E allora, proprio una nuova legge elettorale che si avvia a sancire la incapacità del popolo italiano di creare anche un sistema elettorale nostrano, potrebbe consentire la costruzione di un nuovo partito moderno di centro. Ma come si costruisce un partito moderno di centro? Noi speriamo in un modo non paradossale e speriamo che la sua costruzione non si riduca alla ricerca di un leader per contrastare un altro leader populista. Noi crediamo da sempre che bisogna ripartire dalle regole. Per la verità sono in tanti ora a dirlo, ma di regole noi ne vediamo poche. Allo stato appare soltanto lodevole l’impegno di qualche movimento nazionale autorevole per celebrare le primarie del centro, cui demandare la costruzione di un nuovo dialogo politico anche sul territorio. E’ qualcosa, non è molto, ma è un inizio. Quello che serve, secondo noi, è uscire dal circolo vizioso dei poli che schiacciano il centro e del centro che resiste, ma vuole costituirsi, facile facile, senza regole. Noi aspettiamo ancora un impegno forte che miri a modificare la finta democrazia dei partiti, che invece risultano sempre più necessari per la formazione di nuovi amministratori, di nuovi dirigenti, di politici con una mentalità diversa e al passo coi tempi, cioè quello che la gente chiede. I partiti devono avere nuove strategie e devono adottare un sistema veramente democratico. E oggi un sistema democratico potrebbe essere un sistema di regole simile a quello per la partecipazione ai concorsi pubblici. Solo quello avvicinerebbe la gente seria e onesta alla politica. E per gente intendo anche i politici sul territorio. Nessuno vuole più farsi utilizzare dalle vecchie strategie personalistiche della politica. I tempi sono radicalmente mutati. I centristi e i moderati rappresentano oggi forse l’ottanta per cento della politica italiana, anche se assumono posizioni diverse. Ma anche mettendoli insieme a freddo e in astratto, non si raggiungerebbe un nuovo obiettivo politico. Occorre invece una nuova storia, un nuovo modo di pensare; occorrono nuove motivazioni e nuovi stimoli, perché i giovani si interessino nuovamente di politica. Un metodo nuovo, per esempio, potrebbe essere quello di attribuire punteggi ai percorsi politici. Si potrebbe valutare, per esempio, quanto vale in termini di punteggio un anno di consigliere comunale, provinciale o regionale; quanto vale essere stato coordinatore, segretario o commissario di un partito, di un movimento, di un gruppo civico, a tutti i livelli; quanto vale una laurea; quanto vale l’esperienza; quanto vale la militanza; quanto valgono le tessere del partito; quanto valgono i voti. Insomma, bisogna trovare un sistema più preciso per mettere insieme in politica quelli bravi e quelli che si impegnano; quelli che hanno il consenso e quelli che producono per la politica. Perché solo una vera selezione democratica delle nuove classi dirigenti potrà sterilizzare la protesta che ancora una volta la politica forse riuscirà a tenere sotto la soglia di governabilità. Ma quanto altro potrà durare? Questa è la sfida che un nuovo grande partito di centro deve lanciare se vuole giocare un ruolo da protagonista.
Massimo Golino
Balena Bianca