Per Vincenzo Santagata, di “Giovani per Gricignano”, è una crisi a tutto tondo quella che sta attraversando come una scossa tellurica la maggioranza amministrativa e che ha portato l’altro giorno all’approvazione della mozione di sfiducia del presidente del consiglio comunale Salvatore Cesaro. L’esponente di opposizione rimarca come “la scelta di discutere tale argomento, che in fondo è tutto interno alla coalizione di governo, rappresenta un punto di non ritorno, in quanto un luogo istituzionale, come l’assise civica, è stata investita della questione. Ciò a palese testimonianza di animi a dir poco accesi e fratture non più sanabili che dovrebbero imporre a chi di dovere di trarre le dovute conseguenze”. Per Santagata ci troviamo di fronte “ad una maggioranza letteralmente allo sbando impegnata a scegliere fra un assessore come Oliva ed il presidente Cesaro e che alla fine ha scelto di assecondare il primo. Ma al di là di questo scontro interno quello che mi preme rimarcare sono le conseguenze che portano ad un’inazione politica-amministrativa che riverbera i suoi effetti sull’intera macchina comunale”. Ma Santagata sottolinea come il voto dell’altra sera sia “viziato da palesi contraddizioni giuridiche e procedurali. In primis ricordo che lo Statuto del Comune di Gricignano prevede che per chiedere la sfiducia del presidente del consiglio comunale ci fossero serie inadempienze nel suo operato. In questo caso, debbo in tutta onestà, dire che le stesse non mi pare ricorressero e a Cesaro in fondo si contestava solo il non volersi allineare alla volontà della maggioranza. Del resto l’ex presidente ha anche in maniera abbastanza dettagliata esplicato le motivazioni alla base delle proprie azioni. Sfiducia che ritengo non abbia nemmeno ricevuto i voti necessari per essere approvata, poiché il regolamento è chiaro: per passare la stessa necessitava dei voti dei 2/3 dell’assise, pari a 7,3 consiglieri. La maggioranza potendo contare su soli 7 voti ha preferito arrotondare per difetto invece che per eccesso come sarebbe dovuto accadere”. E le conclusioni di Santagata sono chiare. “Un vero e proprio pastrocchio, senza capo né coda, servito solo a regolare conti interni, in cui le istituzioni sono state utilizzate come improprio campo di battaglia”.