Finisce sul tavolo del Governo la vicenda del grave e vasto incendio verificatosi la scorsa settimana all’interno del sito di smaltimento rifiuti dell’Ilside di Bellona. Così come preannunciato nell’immediatezza del rogo tossico, l’On. Camilla Sgambato (PD) ha depositato un’interrogazione, di cui è la prima firmataria, ai Ministri dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti, della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell’Interno, Marco Minniti, per sapere quali azioni di bonifica e risanamento ambientale siano state adottate dal 2012, anno del primo incendio di vaste proporzioni sprigionatosi all’interno del sito di conferimento, ad oggi e se siano state rispettate le misure di prevenzione di attività di inquinamento e caratterizzazione dei rifiuti ancora allocati nell’area andata nuovamente a fuoco lo scorso martedì. “Unitamente all’esito di eventuali indagini conseguenti al primo incendio di cinque anni fa e se vi possano essere ipotetici collegamenti con il nuovo rogo dei giorni scorsi, ora è importante capire quali misure il Governo intende porre in essere al fine di affrontare e superare con la massima urgenza una problematica che, per le vaste proporzioni e gli ingenti danni da essi provocati fino ad oggi, rappresenta ormai una vera e propria emergenza ambientale per il territorio di Bellona e dei comuni limitrofi, un’area esclusivamente agricola con colture di eccellenza”, dichiara Sgambato.
Questo il testo integrale dell’interrogazione:
Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Al Ministro della salute, Al Ministro dell’interno,
Per sapere –
“Premesso che:
– lo scorso martedì 11 luglio, nell’area di smaltimento dei rifiuti ex Ilside Srl, ubicata nel comune di Bellona, Provincia di Caserta, si è sviluppato un gravissimo incendio, sprigionatosi nell’area scoperta e sotto tettoia ove erano stoccati i rifiuti pericolosi speciali tra cui amianto, rifiuti ospedalieri, scarti della lavorazione di vernici e gomme di auto;
– dalla relazione di sopralluogo Arpac del 16.09.2014 risultava una giacenza di rifiuti al 06.07.2013 di circa 4.500 tonnellate, di cui 1.500 tonnellate di rifiuti urbani e rifiuti speciali pericolosi e non, e 3.000 tonnellate di rifiuti combusti nei precedenti incendi, miscelati a terra di spegnimento;
circa il 90% dei rifiuti in oggetto d’incendio era costituiti da cumuli di sovvallo provenienti dalla selezione meccanica dei rifiuti urbani differenziati;
-tuttavia negli ultimi due anni vi è stata uno sversamento non autorizzato di rifiuti speciali pericolosi anche denunciato e documentato da riprese video e foto da attivisti del luogo;
-sono stati eseguiti rilievi dall’Asl e dall’Arpac, proseguiti da parte di quest’ultima Autorità anche negli ultimi giorni in diversi punti, a distanza dal sito bruciato, al fine di verificare le conseguenze del rogo;
da questi primi risultati analitici derivanti dalle attività di campo si desume la presenza, nell’aria ambiente campionata, di Benzene, Formaldeide, Acetaldeide,
-l’Arpac ha, altresì, segnalato che l’incendio ha interessato anche rifiuti contenenti amianto;
-lo stesso sito, già il 17.04.2012, fu oggetto di un incendio di analoghe dimensioni, tanto da essere sottoposto a sequestro ed affidato ad un custode giudiziale per poi essere dissequestrato alla fine dell’anno 2012;
se è stato mai redatto, dal 2012 ad oggi, un piano di bonifica e risanamento ambientale a seguito di caratterizzazione ed individuazione delle singole tipologie di rifiuti allocati nel sito e le relative quantità e se è stato monitorato dagli organi competenti;
se, e ciò indipendentemente dalla qualifica del soggetto gestore, sia stato approntato ed attuato tutto il sistema per prevenire incendi all’interno dell’area ex Ilside e per evitare il verificarsi di casi di inquinamento ambientale;
se le indagini conseguenti al primo incendio del 2012 ne abbiano appurato il carattere doloso e, in caso affermativo, se eventuali sviluppi delle stesse abbiano condotto ad ipotetici collegamenti con il nuovo incendio dei giorni scorsi;
quali misure si intendono porre in essere al fine di affrontare e superare con la massima urgenza una problematica che, per le vaste proporzioni e gli ingenti danni da essi provocati fino ad oggi, rappresenta ormai una vera e propria emergenza ambientale per il territorio di Bellona e dei comuni limitrofi tenuto conto che tale sito insiste in un’area esclusivamente agricola con colture di eccellenza e che vi è in questo territorio solo una fabbrica di conglomerati edilizi a basso impatto ambientale.”