«La strategia del silenzio adottata nei miei confronti conferma come ci sia la chiara volontà di tenermi fuori dal partito solo perché non funzionale al progetto personale di alcuni. Dal momento che in politica la forma è sostanza, l’aver deciso di ignorare le polemiche nate dopo la visita di Lorenzo Cesa e, ancor più, la mia richiesta di chiarimento politico, significa aver stabilito che io non rientro più nei piani dell’Udc. Poco male. Da Democratico Cristiano, non posso accettare la svolta, meglio dire la deriva, impressa al partito in queste ultime settimane e, per questo, mi rendo indipendente». E’ l’avvocato Massimo Golino, uno dei padri costituenti dell’Udc campana e già candidato alla Regione, a dare l’ennesima mazzata al partito centrista. «Le aspirazioni dei singoli sono legittime e vanno sostenute, nel momento in cui queste sono funzionali alla crescita del partito per il bene della gente – ha spiegato Golino – ribadisco il concetto: un Democratico cristiano non può accettare che si costruisca un comitato elettorale per conquistare un piccolo spazio di manovra nel partito e nel contempo lasciare “inconsapevolmente” campo libero ad altre forze di continuare a calamitare un consenso forzato. Nella nostra tradizione c’è sempre stato il ragionare in grande, con una visione complessiva del territorio che deve coniugare l’ambizione personale, con il consolidamento del progetto e con dei risultati solo e solamente per la gente. Se la potenzialità del partito è eleggere un consigliere regionale, un Democratico cristiano vero, lavora ad eleggerne due… non si accontenta di raccogliere numerini risicati… Sarebbe un respiro troppo corto che soffoca un Democratico cristiano e, io, certamente, non mi lascio soffocare per assecondare le manie distruttive di un gruppo dirigente che ha dimostrato tutta la sua inconsistenza con le scelte adottate in queste settimane. Non ne faccio una questione personale. Il progetto che nasce nel 2008 non può e non deve essere questo: le logiche impositive e populistiche che abbiamo sempre combattuto; le logiche cooptative che abbiamo sempre contrastato, anche con l’invocazione della modifica della legge elettorale, non possono arenarsi di fronte a piccole logiche locali. Coloro che impediscono ad un candidato che ha sempre lavorato per la gente e per il partito, di correre con le preferenze, dimostrano di agire in modo diametralmente opposto a quello che professano. La politica non è questo. Tutti coloro che hanno un sentire democristiano non possono accettarlo». La fuoriuscita dall’Udc, ovviamente, non ridimensiona né le aspirazioni né l’azione politica dell’avvocato Golino. «Continuo a lavorare, come sempre, per rappresentare al meglio i valori della Dc, dei cattolici moderati, puntando sempre al massimo – ha sottolineato – mettendo davanti a tutto, sempre e comunque, la gente e il partito. Continuo a lavorare, guardando a tutti coloro che fondano la propria attività politica sul principio della responsabilità e sulla convinzione che la serietà, la moralità e l’onestà delle persone non abbiano frontiere». Dunque l’Udc perde l’occasione di rilanciare la propria azione attraverso l’apporto di un politico onesto e competente come Golino, puntando invece sui soliti noti: Sgueglia, Barbato e Consoli. Per la serie il vecchio che avanza.

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