Tensione alta a Marcianise per la vertenza Jabil. Questa mattina i dipendenti della ditta, che vorrebbe delocalizzare, si sono presentati in consiglio comunale dove all’ordine del giorno c’era proprio la quesitone legata al futuro occupazionale di circa 850 famiglie.

Ecco intanto l’intervento del sindaco Antonio De Angelis:

“Egregi colleghi, stimati rappresentanti dei lavoratori e lavoratori stessi,

è doveroso per me ringraziare primariamente tutti coloro che hanno accolto il mio invito a questo consiglio comunale, mostrando una disponibilità che è il segno di una viva e costante attenzione ai grandi temi ed alle grandi questioni che ci troviamo ad affrontare. Parimenti sono grato ai capigruppo consiliari che immediatamente ed unanimemente, lo scorso venerdì, hanno approvato la proposta di assise ad horas sulla vertenza Jabil e ne hanno dunque consentito la subitanea convocazione.  Voglio ringraziare i rappresentanti delle sigle sindacali presenti, con cui fin dall’inizio di questo percorso, si é instaurata una fattiva collaborazione nell’esclusivo, solo e precipuo interesse dei lavoratori.  Sono infine grato agli organi di stampa per l’attenzione che continuano a riservare alla vertenza Jabil.

Impegnarsi per contrastare in maniera attiva la desertificazione industriale in corso è un dovere per qualsiasi amministratore che miri al rilancio e, conseguentemente, allo sviluppo del proprio territorio. Questo dovere diventa ancora più categorico ed improcrastinabile se discutere del destino di un’azienda o di uno stabilimento significa, come nel caso della Jabil, parlare del futuro di 750 persone, di cui 440 a rischio licenziamento.

Ognuno dei 750 lavoratori interessati da questa vertenza, oggi, ha bisogno di noi. Ne ha bisogno prima di tutto da un punto di vista umano, per riuscire ad avere di nuovo speranza nel domani e per recuperare la coscienza che, nell’affrontare la drammatica situazione attuale, non è solo. Al suo fianco deve percepire che ci sono persone che, come amici di vecchia data, offrano tutto il sostegno sociale di cui si abbisogna, si accollino il peso di quanto sta accadendo e inizino un percorso condiviso con lo stesso impegno che si profonde dinanzi a problemi personali.

Del resto, il forte ridimensionamento progettato dalla Jabil, preludio di un ripensamento del suo ruolo in Italia non è, e non può essere, un problema solo dei suoi dipendenti, ma è una questione nostra, che riguarda tutti noi: è finito il tempo delle passerelle e delle attestazioni di vuota solidarietà a cui la vecchia politica ci ha troppo spesso fatto assistere. Oggi è il momento di fare fronte comune per unirsi in un solo coordinamento che, promuovendo iniziative univoche, e mosse dall’unanime consenso, possano avere la forza di essere determinanti ai tavoli su cui si gioca questa partita.

E’ necessario partire da un dato: il mercato della manifattura elettronica in Italia ha subito un forte calo, con una perdita in cinque anni, e cioè fino al 2012, di più di 500 milioni di euro.  Il trend negativo, registrabile anche per tutta l’Europa Occidentale, rischia di confermarsi per il triennio in corso, 2013- 2015.

Allo spostamento verso Oriente dell’asse della manifattura elettronica, per effetto della globalizzazione, nel caso in esame, si devono aggiungere le gravose conseguenze di una cessione di ramo d’azienda da cui è stata ereditata una pesante situazione debitoria.

Sono sicuramente da apprezzare gli sforzi dell’azienda nel cercare di mantenere lo stabilimento marcianisano, attraverso capital injection di quasi 65 milioni di euro in tre anni, nonché nel cercare di trovare un accordo con le sigle sindacali, palesatosi nella trasformazione delle avviate procedure di mobilità da obbligatorie a volontarie.

Certo è che ancora molto resta da fare, soprattutto affinché a pagare il fio di una vicenda dai contorni difficili non siano i lavoratori, giammai ultima ruota di un carro claudicante, ma vero cuore pulsante dell’insediamento produttivo.

Ancora molto resta da fare anche perché la vertenza Jabil sia un punto di ripartenza per il rilancio dell’intero comparto produttivo casertano e perciò di un territorio, aggredito e saccheggiato quando era fertile e, dopo la “calata degli Unni” abbandonato ad una desolante agonia dinanzi alla quale nessuno può restare inerme.

Gli impegni presi dal Ministero dello Sviluppo Economico e la proroga degli ammortizzatori sociali rappresentano di sicuro uno sprono e ci lasciano comunque un margine di manovra. Ho voluto fortemente questo consiglio comunale affinché potessimo adottare e tradurre in proposte formali il lavoro finora svolto dai sindacati nella loro azione singola ed in quella condivisa con me e con altre istituzioni territoriali.  Il nostro documento sarà l’attestazione tangibile al prossimo incontro a Roma che la provincia di Caserta è compatta ed unita nel chiedere attenzione ad uno stabilimento ed in generale all’intero comparto produttivo.

Subito dopo sarà importante cercare di avviare una collaborazione inter istituzionale per addivenire ad un piano di defiscalizzazione a cui però corrispondano impegni seri da parte dell’azienda di nuovi investimenti, di mantenimento dell’occupazione e della contrattazione di secondo livello.

Parimenti indispensabile sarà da un lato il reperimento di fondi europei da destinare alla formazione.”

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