L’arrivo improvviso nel nostro paese di un nutrito gruppo di immigrati richiedenti asilo e/o protezione internazionale, rappresenta un evento assolutamente nuovo per la nostra comunità, meritevole di attenzione e cautela. Nell’incontro avvenuto sabato mattina al Comune, alla presenza del vicesindaco Luigi De Angelis e dei colleghi consiglieri d’opposizione del M5S, il sindaco ci ha comunicato di aver appreso la cosa dai Carabinieri di Cesa solo nel pomeriggio di venerdì, a fatto già compiuto, senza alcuna comunicazione istituzionale preventiva da parte di Questura e Prefettura e senza alcun contatto anche informale con il proprietario dell’immobile destinato all’alloggiamento (ben pagato) degli immigrati provenienti da Agrigento. Aiutare chi è più debole, gratuitamente e senza distinzioni di nazionalità, religione e colore della pelle, è un gesto nobile. Su questo non vi è alcun dubbio. Quello di cui stiamo parlando, però, è una cosa ben diversa. Tecnicamente, si chiama “affidamento del servizio di prima accoglienza dei cittadini extracomunitari e dei servizi connessi”. E’ oggetto di un appalto. Le presenze degli ospiti devono essere annotate quotidianamente su un Registro delle Presenze di cui all’art.7 di uno specifico Capitolato. Il prezzo per ciascun ospite a base di gara, pro/capite – pro/die è di 35 euro. Trentacinque euro a persona, al giorno. L’Appalto viene affidato selezionando la migliore offerta con il criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”. Non è l’accoglienza come valore, oggetto di preghiere, racconti e poesie ma l’accoglienza come specifica attività d’impresa, disciplinata dalle norme del Codice Civile e dall’articolo 45 del Codice dei Contratti. Possono partecipare alle gare d’appalto Associazioni, Fondazioni, Enti ecclesiastici, Enti pubblici e del privato-sociale. Il giro d’affari dell’accoglienza (nella sola Italia) ha raggiunto nel 2016 la cifra di 4 miliardi di euro. Una valanga di denaro che sta arricchendo migliaia di cooperative, abili a sfruttare l’assenza di un sistema di regole ferree in materia di rendicontazione e l’inadeguatezza delle procedure per la gestione dell’accoglienza dei migranti, ferme ad un ventennio fa. Ma non è tutto oro quel che luccica. Le lungaggini dell’iter per l’identificazione, la definizione della posizione giuridica dei cittadini di Paesi terzi non appartenenti all’Unione europea e il riconoscimento della protezione internazionale, hanno spesso favorito e favoriscono chi sfrutta gli immigrati come esercito industriale di riserva per costringere i lavoratori italiani ad accettare salari più bassi, chi li assolda come manovalanza criminale e chi, facendo leva sulle difficoltà e la rabbia, li avvicina al fondamentalismo religioso, trasformandoli in pericolosi estremisti. Tornando alla questione più strettamente locale, “Cesa C’è” ritiene grave e preoccupante l’assenza di una comunicazione ufficiale al Comune, date anche la centralità e le caratteristiche di Via Parroco Della Gala, in cui sorge lo stabile in cui sono ospitati gli immigrati. Non è certo con i silenzi o con i trasferimenti notturni che si favoriscono l’integrazione e si garantiscono l’ordine pubblico e la sicurezza. Come forza politica presente nel paese e nel Consiglio Comunale, chiederemo alle Forze dell’ordine (Carabinieri e Vigili Urbani) di procedere a controlli e verifiche per garantire la tranquillità sia degli ospiti che degli ospitanti (i cesani). Solleciteremo inoltre i controlli urbanistici e sanitari previsti. Inviteremo inoltre l’amministrazione e le altre forze politiche presenti in Consiglio a farsi sentire con forza in Prefettura insieme a noi per chiedere all’ufficio territoriale di Governo la promozione di ogni iniziativa utile a favorire l’impiego dei richiedenti protezione internazionale, su base volontaria e gratuita, nello svolgimento di attività con finalità di carattere sociale in favore della nostra collettività locale, al fine di favorirne l’integrazione nel tessuto sociale di Cesa e scongiurarne l’emarginazione e l’esclusione sociale, con tutti i rischi derivanti. Rivolgiamo, infine, un appello ai nostri compaesani che, alla luce dei fatti, dimostrano di essere pronti ad accogliere, ospitare ed aiutare, con l’aiuto di cooperative ed esperti del settore. Nella nostra Cesa vi sono tante famiglie in grave emergenza abitativa ed economica. Le misure classiche di contrasto della povertà, a causa del costante aggravamento della situazione, sono sempre meno efficaci. Sarebbe molto bello sapere all’improvviso, com’è accaduto in questo caso, di affitti a costi bassissimi, “sociali”, da parte di chi possiede appartamenti sfitti o inutilizzati e di pasti forniti a prezzo simbolico a tanti nostri compaesani che fanno ogni giorno i salti mortali per mettere il piatto a tavola. Molte volte, i meno fortunati sono proprio accanto a noi.
Cesa c’è