Credo sia arrivato il momento di rimboccarsi le maniche, finirla con le pippe mentali e non dare più credito ai soliti soloni autoreferenziali e radical chic che hanno condizionato e continuano a impantanare Caserta, in una sorta di palude fetida e marcescente, dove, i frequentatori dei salotti cultural-imprenditoriali, a cui tutto e permesso, sguazzano con una naturalezza estrema, sicuri detentori di una sorta di immunità che tutto consente, come il passare dal saluto romano al pugno chiuso da comunista senza preoccuparsi di sottoporsi così al pubblico ludibrio, ma acquisendo invece ancora di più lo status di quelli che fanno parte del giro che conta, di quelli che sono BUONI, quelli che ci sanno fare, quelli che sanno campare! Embè, sarebbe pure ora che cominciassimo a ragionare sul serio su quale è l’immagine che esportiamo della nostra città. O meglio, quale è l’immagine che questi “signori” vogliono che traspaia. Nessuno si è mai posto la domanda: “Ma poi, facciamo proprio così schifo?”. Io non ci credo, forse a qualcuno fa comodo che passi il principio dell’immobilismo ad oltranza, dove tanti parlano ma nessuno fa niente, a meno che non ci sia il tornaconto personale. A Caserta vige il dogma del volemose bene, del meno siamo e meglio stiamo. Gli equilibri non vanno alterati, il confronto con il nuovo non è visto come un arricchimento, ma bensì come una prevaricazione, su chi ha fatto della propria mediocrità un’eccellenza ed ha paura del paragone, perché dallo stesso ne potrebbe scaturire un’amara verità. La prova? La prova è che, chi è riuscito a tirarsi fuori da questa palude sociale ed ha avuto il coraggio di confrontarsi con altre realtà, arricchendosi di nuove esperienze e facendone tesoro, alla fine ha raggiunto quanto si era prefisso. Sì, ha rischiato di fallire, ma ha avuto coraggio. Ha avuto il coraggio di mettersi in discussione, ha avuto il coraggio di non far decidere per lui, di non rimanere imbrigliato nella mediocrità pur di rimanere tranquillo. È di questo che Caserta ha bisogno oggi, di mettere coraggio nelle sue scelte. Ma nelle scelte di tutti giorni, quelle della quotidianità, impariamo a dire no, esigiamo il meglio … Ce lo meritiamo! Non mi dite che è colpa della politica, perché non è così … O almeno non ha tutte le colpe, diciamo che forse è più vittima di certi processi che carnefice. Adesso però serve l’agnello sacrificale a cui addossare la responsabilità della mancata scelta della nostra città come sede del G7, ovviamente questo ruolo toccherà al Sindaco Carlo Marino, reo di averci provato e di aver pensato in grande. Ebbene, io non riesco a dare colpe al nostro Sindaco in merito a questa vicenda, anzi a lui va il mio plauso per aver avuto il coraggio di provarci fino alla fine, perché di questo Caserta ha bisogno … di scelte coraggiose.
Edgardo Ursomando
(Segretario Cittadino Verdi Caserta)