Il cerchio si è chiuso. Come ampiamente anticipato da Campania Notizie (lasciatecelo dire), nel Pd casertano nasce la “grande coalizione” tra i gruppi Stellato-Graziano e i caputiani. La formazione della nuova ampia maggioranza sarà ufficializzata nei prossimi giorni. Il dato è tratto dunque, salvo sorprese che in politica sono sempre dietro l’angolo. E i dem escono dalle sabbie mobili di una spaccatura che inevitabilmente avrebbe avuto ripercussioni devastanti sia sul piano provinciale che, soprattutto, su quello regionale. Ancora una volta, come avviene ormai da decenni, i Democratici di Terra di Lavoro sarebbero stati relegati a colonia di Napoli, con un ruolo marginale, se non del tutto ininfluente, nello scacchiere campano. Un disastro in vista delle elezioni regionali. Da qui la necessità di mettere nel cassetto personalismi e beghe correntizie per far diventare Caserta l’ago della bilancia nelle scelte politiche che contano, anche in quelle per l’indicazione del candidato alla presidenza della Regione. Con le debite proporzioni, com’era Avellino all’epoca di Ciriaco De Mita. In quest’ottica, i protagonisti del nuovo percorso avviato nel Pd casertano potrebbero essere considerati, passateci la definizione, “demitiani 2.0”. La via dell’accordo è stata accidentata e zeppa di ostacoli. E nei giorni scorsi i rappresentanti politici delle diverse componenti interne hanno dovuto superare gimkane e curve a gomito tali da mettere a dura prova anche Valentino Rossi. Ma alla fine hanno conquistato la vetta di una montagna che sembrava impossibile da scalare. Marco Villano, da un lato, Peppe Roseto e Peppe Razzano, dall’altro, hanno sudato sette camicie per mettere attorno a un tavolo Stefano Graziano e Nicola Caputo. Che hanno deciso di sotterrare l’ascia di guerra per perseguire l’obiettivo, ambizioso e difficile, di collocare Caserta al centro degli equilibri politici regionali. All’incontro decisivo, che si è tenuto ieri, in cui le parti si sono scambiati gli anelli nuziali hanno partecipato Villano e Razzano. Il matrimonio, poco gradito a Dionigi Magliulo, è stato celebrato al City Hotel. Oggi il sì è stato ribadito nel corso di una serie di telefonate. Il tutto ovviamente con il beneplacito di Caputo, Graziano e Stellato. Si sta procedendo d’amore e d’accordo anche per la definizione degli organismi dirigenti, a partire della direzione provinciale, per ridisegnare poi la nuova segreteria. Sono già pronti i nomi. Per ora Raffale Vitale è salvo. Sulla sua sorte si deciderà dopo le regionali. Sul piano numerico l’intesa verte su una gestione fifty-fifty del partito. Le due macro-aree saranno composte dall’attuale maggioranza (Graziano-Stellato-Marino) e dai caputiani. Ma l’europarlamentare ha anche il gravoso compito di lavorare per ricondurre nell’alveo dell’unità la nutrita pattuglia dei dissidenti. Non sarà facile svolgere il ruolo di “padre nobile”. La ferita della mozione di sfiducia a Vitale è ancora aperta. E resta irrisolto il nodo Asi. Appare una missione impossibile mettere tutti d’accordo. Potrebbe rientrare nei ranghi Enzo Cappello, sempre pronto a salire sul carro dei vincitori. Poi c’è l’incognita Picierno. Che però sarebbe in difficoltà a sfilarsi dalla filiera renziana. Al momento è complicato dire chi ingloberà l’area Caputo. Resta una certezza: solo un Pd casertano unito potrà pesare in maniera decisiva a Napoli. I “demitiani 2.0” lo hanno capito.

Mario De Michele

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