Enzo Cappello ha rotto il ghiaccio. Dario Abbate ha rincarato la dose. Nicola Caputo apprezza e ringrazia. Appare chiaro che il Pd casertano è a una svolta. La maggioranza uscita dal congresso non esiste più. Ufficialmente alla base dello sgretolamento della squadra che sostiene Raffaele Vitale c’è la mancata elezione della direzione provinciale. Ma in realtà, il forte dissenso di Cappello e Abbate nasce dalla contrapposizione con il gruppo Stellato-Graziano. Il presidente dei dem e l’ex segretario si sentono esclusi dalla gestione del partito. Il segretario facente finzione non è mai stato in grado di “garantire” tutte le anime della maggioranza. E il Pd via via è finito di fatto nelle mani delle due componenti che fanno capo a Graziano e a Stellato. Ma ora Cappello e Abbate hanno detto basta. Il pretesto è stato la direzione provinciale non ancora eletta (incredibile) a un anno dal congresso. Il loro è vero obiettivo politico non è la direzione ma cambiare la “direzione” del patito, nel senso che pretendono una gestione più collegiale. Non oligarchica, insomma. Da qui la ricomposizione dei rapporti politici e personali tra Cappello, Abbate e Caputo. L’europarlamentare ovviamente gongola. La “maggioranza della maggioranza” (Graziano-Stellato) ha cercato in tutti i modi di metterlo nell’angolo. Ma ora la ruota sta girando in un altro verso. E nonostante Carlo Marino e Pina Picierno abbiamo fatto nei mesi scorsi il salto della quaglia, la minoranza potrebbe avere i numeri per stravolgere l’assetto del Pd casertano. Al punto da far traballare anche la poltrona di Vitale (in verità se dovesse cadere non se ne accorgerebbe nessuno).
“Finalmente – ha scritto Caputo sulla sua bacheca Fb – si ritorna a parlare il linguaggio della politica anche nel Pd di Caserta. Prima l’appello del Presidente del Partito Provinciale Vincenzo Cappello, poi la lettera di Peppe Roseto alla Segretaria Regionale ed il comunicato di un autorevole dirigente del partito come Dario Abbate inducono a pensare che, forse, ..può darsi,… è presumibile, …è possibile che, FINALMENTE, il Pd di Caserta si accinga, ad un anno dal Congresso, a convocare l’assemblea per la elezione della direzione provinciale! E sono sicuro che sarà convocata perché siamo tutti convinti che così si deve fare in un Partito che si chiama Democratico”. L’europarlamentare tesse le lodi di Cappello e Abbate, a riprova della ritrovata amicizia, ed è certo dell’elezione della direzione, a dimostrazione che ormai il pallino del gioco non sta solo in mano al gruppo Stellato-Graziano. A mettere un altro “carico” ci ha pensato Peppe Roseto. Il candidato alla segreteria provinciale ha inviato un documento al leader campano del Pd Assunta Tartaglione e a Cappello, in qualità di presidente. “L’unità del Partito è un valore a cui ci siamo ispirati durante tutto il congresso provinciale del 2013, ed un obiettivo che abbiamo perseguito con costanza e convinzione lungo questo ultimo anno di segreteria di Raffaele Vitale alla guida del PD Casertano. In provincia di Caserta il Partito Democratico ha oggi l’obbligo di costruire un’alternativa concreta alla proposta politica del centro destra, contribuendo così alla costruzione di una progetto innovativo per l’intera Regione Campania. Tutto ciò non può costruirsi senza un Partito unito e che sia capace di proporre e condividere idee e progetti utili al territorio. Chiediamo pertanto, come chiedemmo all’indomani del congresso provinciale, di eleggere al più presto l’organo di direzione politica del Partito Provinciale rispettando il deliberato votato all’unanimità nell’assemblea provinciale del 18/11/2013 con il quale si chiedeva ai due candidati alla segreteria di indicare, rispettando le percentuali emerse dal dato congressuale, gli eletti alla direzione provinciale. In alternativa nel rispetto delle regole e dello statuto del Partito, chiediamo che venga convocata l’assemblea provinciale con all’ordine del giorno l’elezione della direzione. L’importanza delle sfide che abbiamo dinanzi a tutti noi non lasciano spazio alle divisioni ed ai ragionamenti “di parte”. Unito il Partito Democratico vince”. In altre parole, dice Roseto, in un modo o nell’altro la minoranza deve svolgere un ruolo di primo piano nel segno dell’unità. Ma il nodo vero è un altro: oggi nel Pd di Terra di Lavoro qual è la minoranza e qual è la maggioranza?
Mario De Michele