Non ci sono dubbi sulle capacità di mediazione del sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello. Tenace mediatore ma ancora di più grande “incassatore”- dote che nel ring della politica-boxe non è affatto da sottovalutare. Intanto incassa un risultato ragguardevole: da guardingo presidente del partito democratico a candidato presidente della provincia sia pure nella dimensione ridotta ed indiretta voluta dalla riforma delle aree metropolitane e della province. Una designazione, quella del sindaco di Piedimonte Matese, che ha unificato(?) il partito dopo che si era diviso, in tre tronconi o aree, per l’elezione della direzione provinciale( organo latitante da due anni). “La totale convergenza sulla candidatura a presidente di una figura autorevole come Vincenzo Cappello – ha dichiarato il ssegretario pèrovinciale Raffaele Vitale – è il primo segnale significativo”. Per il sindaco Cappello, tra i promotori della terza componente distinta ed “equodistante”(in realtà più vicino a Caputo) dalle altre due esplicitate(area Caputo-Picierno e area Marino-Graziano-Vitale) è il riconoscimento di un’attività di dirigente e di amministratore mentre si infiamma il fronte delle candidature regionali del partito . In ordine a queste ultime ci provò quatto anni fa, Cappello, senza successo, per cui si salta il giro meglio il girone delle regionali per provare di occupare uno spazio politico- istituzionale che non ha avrà la solidità decisionale di una volta ma di sicuro può garantire una visibilità ed una intermediazione tra i vari livelli coinvolti, della sfera istituzionale- amministrativa e di quella del partito. Una scelta quella unitaria del partito democratico con la designazione di Cappello sia per ragioni di equilibri interni ma anche di riconoscimento ad un’area quella matesina-alto casertano che sta attraversando il suo momento di maggiore criticità e sofferenza con i tagli dei servizi pubblici( uno per tutti la soppressione della sezione distaccata del tribunale ma almeno il mantenimento dell?ufficio del giudice di pace). Lontani gli anni in cui quella poltrona era occupata dallo zio( il “patriarca” Dante Cappello) del sindaco in carica: non erano tempi di crisi ma di espansione della spesa pubblica e di una sempre maggiore presenza dei poteri istituzionali di un ente che contava, come la provincia. Oggi il sindaco dovrà fare i conti con un ente dimezzato ed in forte difficoltà finanziaria e di conseguenza operativa.

Michele Martuscelli

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