CASERTA – Edgardo Ursomando* Tutte belle parole quelle che riempiono i comunicati stampa relativi all’eventuale, anzi purtroppo quasi certo, passaggio della Reggia nel Polo Museale Napoletano. Proclami, riunioni, passerelle bipartisan che sanno molto di operazione mediatica e poco di scelta condivisa. E’ pur vero che il Ministro Massimo Bray ci ha abituato ad un approccio diverso nell’affrontare le criticità. Un metodo tra San Tommaso e James Bond. Un criterio che alla fine non dispiace, anzi affascina. Indubbiamente, l’idea che si è fatta e si farà il nostro caro Ministro, di ogni problematica affrontata e che affronterà nel prossimo futuro, sarà sua, personale ed univoca.
Il problema sorge dopo; quando tra question time, interrogazioni e assalti di burocrati o politici più o meno interessati, gli saranno proposte le ipotetiche soluzioni. La politica l’arte della mediazione. Un uomo contro tutti, è destinato a soccombere. Ma il Ministro sarà veramente convinto della proposta avanzata? Oppure, è stata partorita da una delle solite branstorming, tanto care ai tavoli romani? E chi lo può sapere! Ma attenzione, qui in ballo c’è la Reggia, mica pizza e fichi! Che il progetto pseudo-pubblicizzato in pompa magna, ma non estrinsecamente divulgato nei suoi particolari, non abbia riscontrato i favori dell’intero panorama politico casertano, è sotto gli occhi di tutti. In alcuni casi, come nel PD, il partito si addirittura spaccato in due fazioni, in altri, invece, si rumoreggia all’interno e ci si affida a laconici comunicati stampa per far trasparire una ipotetica coesione sulla validità del programma. Ma è così difficile staccare questo cordone ombelicale con Napoli? Sembra quasi che Caserta non possa fare niente senza essere accompagnata da Napoli, in qualità di fratello, o sorella maggiore. Affidare la Reggia al Polo Museale Napoletano, significa di fatto indebolire il circuito storico, culturale, turistico e monumentale casertano. Che non si riduce ai monumenti esclusivamente cittadini, come il Belvedere o il Borgo di Casertavecchia, ma bensì in un senso più ampio, quello provinciale, come i Ponti della Valle e l’Acquedotto Carolino, l’Anfiteatro Campano, il Museo Campano o la Basilica Benedettina di Sant’Angelo in Formis, solo per ricordarne alcuni. Vuoi vedere che con tutte le risorse storico architettoniche presenti sul territorio, non si riesce a dare vita ad un Polo Museale Casertano? Tenendoci contestualmente la Reggia e magari istituendo una Soprintendenza Speciale? Invece, ci complichiamo la vita, inserendo la Reggia, nostro migliore attrattore, nel Polo Museale Napoletano. Questo significa che saranno incentivati i percorsi turistici che avvantaggiano sempre di più le visite mordi e fuggi su Caserta, favorendo inevitabilmente il turismo stanziale su Napoli. In barba al rilancio dei beni storico architettonici casertani, anche attraverso l’intervento della Comunità Europea, ipotesi anche questa ventilata ma non attuata. Però, queste potrebbero essere visioni, o elucubrazioni di un demagogo populista che vede per forza il marcio, dove non c’è. E qualcuno potrebbe eccepire che – Senza soldi non si cantano messe-, come recita un detto antico. E la Reggia i soldi non ce l’ha, perciò se ne cade a pezzi! La soluzione? Sempre la stessa, il Polo Museale di Napoli; così tutte le entrate rimarranno al monumento … o meglio ai monumenti. Eh già, perché un Polo Museale si presuppone faccia capo ad una Soprintendenza, ad un Consiglio di Amministrazione e che produca un Bilancio e non due. E la Reggia, la sua autonomia, anche finanziaria tanto sbandierata? Non per essere venali, ma sembra che sia uno tra i monumenti più visitati, se alla fine finisce in una cassa comune, tanto vale rimanere allo status quo e non avviare un altro calderone a tutto vantaggio di realtà indiscutibilmente meno attraenti turisticamente. La questione è un po’ fumosa, le indiscrezioni che trapelano, alimentano dubbi e perplessità sulla gestione finanziaria e sui reali vantaggi che ne trarrà il monumento casertano, incognite che lasciano non poco perplessi anche gli addetti ai lavori, figuriamoci noi poveri cittadini casertani vittime di un altro scippo culturale. Meno male che sul piano della cultura e del rilancio dei beni storico architettonici arriva qualche notizia positiva. Si farà la 43^ edizione di Settembre al Borgo. Almeno questo, dopo tante défaillance più o meno volute. Anzi, speriamo che ce ne sia una 44^ ed anche una 45^ edizione, e che l’assessore Sommese si sia reso conto che certe manifestazioni storicizzate sono patrimonio del territorio e vanno tutelate a prescindere e non messe al “bando”.
*Capogruppo consiliare Grande Sud – Caserta / Coordinatore Provinciale