«La data è stata stabilita, il referendum è già alle porte, Renzi o non Renzi , ma a Maddaloni, le primarie hanno probabilmente dato una prima scossa salutare a tutto il sistema politico, e in particolare proprio al centro sinistra, il quale risulta avvolto, anzi vive di paludamenti partitocratici grazie ai quali alla fine le burocrazie maddalonese scelgono e impongono le decisioni sui candidati; in base agli equilibri interni alle nomenklature, talora a prescindere dalle reali chance elettorali del candidato, e in ogni caso prescindendo dalle aspettative degli elettori. Per rimanere su questo tema, come non sottolineare la prepotenza e la avversione ai giovani del partito democratico? Questo ci sembra poi un aspetto di un discorso più vasto: l’apparire, da parte delle mummie putrificanti, e in buona sostanza l’essere, un ceto politico inamovibile e litigioso, statico e burocratico, autoreferenziale, sostanzialmente vecchio. Un ceto politico autoreferenziale e inamovibile: nessuno paga sconfitte ed errori, fa solo un giro in altre cariche. Secondo me, le primarie, se non si danno una scossa verranno messe in crisi è anche il meccanismo stesso delle Primarie, sino a ieri doveva essere il fiore all’occhiello del Pd per il peso degli elettori nella selezione delle candidature, in contrapposizione all’autocrazia dei “nominati” negli altri partiti. Abituati in Campania alle primarie che hanno dato lo scettro a De Luca, candidato ineleggibile a presidente della regione perché bersaglio della Legge Severino ma che cocciutamente ha insistito nella partecipazione alle elezioni regionali, vincendole contestatissimo e sprofondandosi in contorte controversie giudiziarie per l’impossibilità di assumere la carica. E’ storia nelle nostre parti le Primarie Pd sono mancati i flop, quando non i disastri: a Napoli nel 2011 il vincente Cozzolino fu sospettato di brogli, inciuci col centro-destra e collusioni con la camorra, con conseguente annullamento delle votazioni da parte della segreteria nazionale, commissariamento della segreteria regionale e presentazione di un candidato “romano” (il prefetto Morcone) che non giunse nemmeno al ballottaggio, dove ebbe la meglio Luigi De Magistris, esponente della stessa area di sinistra in quota Italia dei Valori. Ma veniamo ai giorni nostri, è vero che il partito democratico è commissariato, con un commissario ad intermittenza, è vero anche che ci sono le solite mummie, che pur di non essere messe da parte propongono candidati già avariati, visto che si è proposto ufficialmente solo Peppe Razzano, non sarebbe il caso, sempre per risvegliare il dibattito politico far scendere in campo un giovane consigliere comunale, il più votato alle ultime elezioni comunali? Si parlo di Franco Capuozzo, consigliere comunale eletto nelle fila de Pd per due legislature Cerreto / de Lucia entrambe le volte in opposizione al governo cittadino. La prima volta eletto con 370 voti la seconda primo eletto con 487 voti. Si candidò al consiglio provinciale con una buona affermazione personale (praticamente da indipendente non avendo nessuno appoggio di partito). E’ uno dei pochi che negli ultimi 20 anni ha investito e sta investendo a Maddaloni, con un impatto importante, sul territorio maddalonese nella speranza di creare un qualcosa che sia di aiuto e modello per la città. Ecco mi chiedo come mai non fate scendere in campo giovani come Francesco? Un giovane con esperienza amministrativa, che sa a dialogare con la gente e capire e fare propri i problemi del territorio con una particolare attenzione all’ambiente, al volontariato come risorsa per attirare nuovamente i servizi, alle fragilità sociali, non lasciando indietro nessuno. In una sola parola tornare a fare Maddaloni “grande” in tutto, anche nella solidarietà. Per terminare posso dire che personalmente ho sempre pensato che il miglior politico sia quello che non vuol esserlo. Il buon politico è colui che ha ben chiari i propri valori e le proprie priorità, che ha la capacità di controbattere punto a punto, che non lascia correre, perché le prese di posizione sono il vero senso dell’arena politica. Che non lascia dire, ma fa notare gli errori. Non credo che vi sia una sostanziale distinzione tra una voglia di fare che sia altruistica, e un comportamento più teso al personalismo. O tra il ben fare con umiltà e il ben fare con piaceria. Un buon politico – almeno teoricamente – non deve farsi conoscere per essere eletto, ma deve far parte della vita della comunità per propensione, in modo tale che poi non gli serva dover fare un lavoro di immagine, perché questa è già forgiata. Detto questo, non posso che apprezzare la partecipazione dei giovani alla campagna elettorale, la loro vitalità (tanto è vero che in rete praticamente ci sono solo loro) è sicuramente un sintomo molto positivo».
Carlo Scalera