Con riferimento alla vicenda dell’individuazione della sede campana del Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR), al fine di evitare inutili polemiche e superficiali individuazioni di responsabilità e competenze, è opportuno chiarire il ruolo che ha avuto la Regione Campania sino ad oggi. Ebbene, a seguito dell’emanazione del decreto legge numero 13 del 17 febbraio 2017, è stato istituito presso il Ministero dell’Interno un ‘tavolo tecnico in materia di immigrazione’ al quale hanno partecipato, unitamente alla parte ministeriale, le Regioni Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Basilicata e Campania, oltre ad una rappresentanza della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Nel corso dei lavori del tavolo, sono state meglio chiarite le caratteristiche dei CPR da individuare ed in ragione di ciò sono stati indicati alcuni parametri da rispettare. Innanzitutto, il centro deve sorgere in beni demaniali allocati in siti od aree esterne ai centri urbani; devono sussistere collegamenti viari/aeroportuali; nelle zone interessate non deve esserci un numero elevato di abitanti. Allo stesso tempo è stato chiesto alle Regioni di formulare delle proposte al riguardo. Pertanto, la Regione Campania per dare seguito all’invito del tavolo tecnico, in data 8 marzo, ha dato avvio ad una procedura di scouting volta a verificare se sussistono sul territorio regionale beni con le caratteristiche di cui all’articolo 19 del decreto legge 13/2017, interessando, per lo scopo, l’Agenzia del Demanio, la Direzione Generale per le Risorse Strumentali e l’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione dei beni sequestrati e confiscati. L’esito della verifica è stato negativo in quanto non sono stati individuati beni con le predette caratteristiche, ragion per cui la Regione è incorsa nell’impossibilità di produrre una valida proposta al tavolo ministeriale. Con nota del 9 maggio 2017, il Ministero dell’Interno, senza alcuna preventiva intesa con la Regione Campania né con il Comune interessato, ha indicato nell’ex Caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere il possibile C.P.R. campano. Nei giorni immediatamente successivi alla divulgazione di tale nota del Ministero, sono state registrate su Santa Maria Capua Vetere sia un’iniziativa consiliare con delibera del 22 maggio 2017, sia una raccolta di circa 1200 firme del gruppo locale del movimento politico ‘Campania libera’, tese ad evidenziare l’inopportunità della scelta ministeriale. Sull’argomento, il consigliere regionale Bosco ha affermato: «Trovo lodevole l’iniziativa consiliare dell’amministrazione di Santa Maria Capua Vetere, diretta dal sindaco Mirra, così come la petizione popolare organizzata dal movimento ‘Campania libera’, in quanto ritengo che la scelta dell’ex caserma Andolfato non rispecchi i requisiti previsto dal decreto Minniti. Proprio per questi motivi, ho interessato il governo regionale del sentiment negativo diffuso tra i cittadini di Santa Maria Capua Vetere e, nonostante io sia ben consapevole che la migliore misura per contestare una scelta sia quella di collaborare nell’individuazione di una proposta alternativa valida, ho invitato gli organi regionali a meglio approfondire gli aspetti conseguenziali territoriali derivanti dall’eventuale esecuzione della decisione ministeriale».

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