“Anche quest’anno sono state create le premesse per continuare a perpetrare colossali imbrogli nell’organizzazione del Settembre al Borgo”. Sferra sciabolate Angelo Brancaccio. Bersagli del consigliere provinciale e sindaco di Orta di Atella sono, in particolare, Domenico Zinzi e Raffaele Picaro. Entrambi, secondo il primo cittadino ortese, “colpevoli di una gestione clientelare e piena zeppa di irregolarità amministrative, se non anche di altro tipo”. “La storia si ripete”, afferma Brancaccio. Che aggiunge: “Così come negli anni scorsi, il presidente della Provincia e il direttore generale approfittano dell’emergenza, o forse la creano, per organizzare anche stavolta un Settembre al Borgo a misura di Zinzi”. Il consigliere provinciale entra nel merito delle cose che non vanno. “E’ vergognoso utilizzare ben 500mila euro di soldi pubblici come se si stesse amministrando il proprio bilancio familiare. Mi riferisco alle modalità, tutte illegittime, di affidamento diretto di incarichi e servizi. Vengono adottate determine di copertura e liquidazione “postume”, avallate da un dirigente-vicesegretario della Provincia che firmerebbe anche sulla carta igienica. Sono in ballo centinaia di euro di denaro pubblico – sbotta Brancaccio – che vengono gestiti senza trasparenza e in modo clientelare per favorire gli amici degli amici. Vorrei capire perché non vengono effettuati bandi a evidenza pubblica, come previsto per legge, per l’affidamento di incarichi come per esempio quelli per l’addetto stampa, per la ditta che si occupa della vigilanza, per le hostess, ecc. Inoltre, sono curioso di sapere se gli artisti protagonisti del Festival vengono ingaggiati con gli stessi costi di altre manifestazioni. Ho il sospetto che al Settembre al Borgo non si badino a spese, essendoci soldi pubblici in ballo. E come dicevano i latiti: cui prodest?”.
Già in passato il sindaco di Orta di Atella ha presentato una serie di esposti alla magistratura per fare chiarezza sulla gestione “poco trasparente” delle precedenti edizioni del Festival. E anche quest’anno non molla la presa. “Ho già chiesto l’accesso agli atti e presenterò una denuncia all’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Cantone. Zinzi e il suo figlioccio Picaro, l’ormai famigerato “mister 20mila euro al mese”, non possono continuare a maneggiare i soldi dei cittadini a proprio piacimento. In questi anni ‘don Mimì da Puzzaniello’ e il suo amico di famiglia hanno utilizzato la Provincia solo per garantire un futuro politico al prossimo candidato della dinastia degli Zinzi”.
Mario De Michele