Non basterebbe l’acqua di un oceano per soddisfare la sete di potere dei vecchi dinosauri della Prima Repubblica. A Marcianise ci sono due “esemplari” rari. Di quelli che dopo oltre 40 anni di attività politica (o politicante) non ci pensano minimamente a mollare la presa. Si tratta di Domenico Zinzi e Pierino Squeglia. Due tirannosauri che hanno basato la loro carriera sul motto del marchese del Grillo: “io sono io, e voi non siete un cazzo” (ricordate il celebre film con Alberto Sordi?) . Il presidente della Provincia di Caserta è da guinness dei primati. Don Mimì ha imperversato sul piano locale, provinciale, regionale e nazionale ricoprendo cariche politiche e istituzionali di tutti i generi. Ora, non contento di così poca gloria, ha preparato il terreno al delfino Gianpiero per preservare la dinastia degli Zinzi. Sia chiaro, il figlio è un giovane preparato e in gamba. Peraltro è sempre stato corretto e signorile (è doveroso dargliene atto) nei confronti di Campania Notizie, nonostante gli attacchi subiti da quando ha fatto il salto della quaglia in Forza Italia. Ma il tema è politico, non certo personale. Possibile che dopo 40 anni di “dominio” politico la famiglia Zinzi sia ancora lì in prima fila a caccia di posti di potere? Non è da meno l’altro tirannosauro marcianisano. Se è vero che Squeglia non ha perseguito la linea dinastica, è altrettanto irrefragabile che una volta entrato in politica è stato affetto da una gravissima forma di dipendenza. Così come l’alcolista è attaccato alla bottiglia, lui è attaccato alla poltrona. Anche lui come Zinzi senior ha fatto di tutto e di più per un arco temporale lunghissimo. Quarantennale. È stato sindaco di Marcianise, presidente della Provincia, candidato alla presidenza e poi consigliere provinciale, segretario della Margherita casertana, deputato de “L’Ulivo” per due mandati, poi ha aderito al Pd, candidandosi anche alla segreteria nel primo congresso provinciale del Pd di Caserta. Insomma, non si è fatto mancare nulla. Chiunque al suo posto, a 71 anni, ringrazierebbe Iddio e si riterrebbe soddisfatto a vita privata lasciando spazio ad altri. Neanche per idea. Squeglia ha aderito all’Udc. Ha piazzato un giovane come commissario del partito di Marcianise, ma stando bene attento a scegliere una persona che non potesse insidiare la sua posizione predominante. Non a caso si è subito dato da fare, brigando con Angelo Consoli (un altro che si sente eterno) per sbarrare la strada a Massimo Golino, facendo così anche il gioco di Zinzi. L’avvocato di Marcianise aveva ricevuto già dallo scorso ottobre il beneplacito di Lorenzo Cesa per la candidatura alle prossime lezioni regionali. Una ghiotta occasione per mettere in campo un politico capace che avrebbe portato in dote un cospicuo numero di voti. E avviare un vero percorso di cambiamento nell’area moderata casertana. Ma poi c’è stato un brusco stop. Le pressioni sul segretario nazionale dell’Udc hanno sortito gli effetti sperati. Cesa non è stato di parola. E ha spinto Golino fuori dal partito, costringendolo a dichiararsi indipendente. E Squeglia non ha perso tempo. Sta già tessendo le sperimentate trame politiche del passato. Ha posto i primi paletti. “Se il progetto dell’Udc – ha dichiarato – è nel centrodestra io non ci sto”. Insomma, i soliti tatticismi di sempre. Un piede dentro e l’altro fuori. Aspettando gli eventi. In attesa dell’offerta migliore. E’ insaziabile la fame di potere dei dinosauri della Prima Repubblica.
Mario De Michele