
Un po’ per i suoi studi, un po’ per il suo pragmatismo Enzo Guida è uno spietato calcolatore. A stretto giro dalla cacciata di Gina Migliaccio dalla giunta, che ha colto molti di sorpresa, si è delineata la cornice all’interno della quale il sindaco dem di Cesa ha fatto scattare la ghigliottina per decapitare l’assessore del Pd. Al posto di Migliaccio, espressione di una componente storica del partito, è subentrata Francesca D’Agostino. Per lei si tratta di un ritorno nell’esecutivo. Nella prima parte della consiliatura ha proficuamente ricoperto il ruolo di assessore a Bilancio e Finanze, spiccando in una squadra di governo mediocre e senza una visione di insieme della città. Poco dopo la sua nomina D’Agostino ha aderito al gruppo di Giovanni Zannini, rappresentato a livello locale da Ginotto De Angelis. Pochi giorni fa l’intesa è stata siglata con una foto in cui posano proprio D’Agostino, Zannini e De Angelis, assieme al presidente della Provincia di Caserta Anacleto Colombiano. Il calcolatore Guida ha dunque preso due piccioni con una fava: ha fatto fuori Migliaccio, sempre estranea al suo cerchio tragico, e ha richiamato in servizio una supporter degli zanniniani per incassare alle prossime comunali l’appoggio del consigliere regionale.

Per mero calcolo elettorale la fascia tricolore non ha avuto scrupoli a silurare un esponente del suo partito, senza peraltro alcun confronto nel circolo, per spalancare le porte della coalizione a Zannini. Lo stesso che nel 2020 Guida definì in modo sprezzante “l’uomo di Mondragone” durante un comizio in piazza De Michele. Zannini è stato poi elogiato da Guida in un recente video social: “È il consigliere regionale che più di tutti nella storia di Cesa è stato vicino al territorio”. Il funambolismo del sindaco è orami notorio. Il suo camaleontismo è già entrato a giusto titolo nei testi dei politici politicanti che un giorno dicono una cosa, il giorno dopo ne dicono un’altra e il terzo giorno non fanno né l’una, né l’altra cosa. Tutto e il contrario di tutto, insomma. Del resto la narrazione social di Guida e dei suoi servitori è improntata sulla famigerata indicazione di Goebbels: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”.
Ed è esattamente quello che tutti i santi giorni fanno i cortigiani radunati in selvagge ammucchiate su Fb. Da un lato distribuiscono una quantità industriale di balle spaziali diffondendo il vangelo delle “sole cose belle”, dall’altro alimentano un perenne clima d’odio contro gli avversari politici, tratteggiati sempre e comunque come “brutti, sporchi e cattivi”. Una strategia comunicativa subdola e ipocrita che ha retto per un quasi un decennio. Ma per fortuna non c’è soltanto il popolino, c’è anche il popolo che ha compreso i meccanismi del “sistema Guida” e che anela a un ricambio politico-amministrativo. Un cambiamento radicale servirebbe anche nel Pd. Da tempo il partito è stato militarmente occupato dai parenti stretti e dagli amici fedeli del sindaco. Da anni i dem cesani non producono attività politica, non elaborano proposte, non si pongono come voce critica nell’interesse della collettività. Il Pd si è ridotto a costola dell’amministrazione comunale smarrendo il suo ruolo propulsivo e di controllo politico sull’azione di governo.

Così come Guida ha plasmato la pianta organica del comune a sua immagine e somiglianza, è riuscito anche nell’impresa di trasformare il circolo dem in un affare di famiglia, in “cosa sua”. Il trio Luigi Alma, suocero del sindaco, Gino Parisini, da non confondere con il fratello Nino che è di tutt’altra pasta, e il fido Tonino Esposito, alias “Muntagnella”, è l’emblema della degenerazione politica di un partito che in passato ha sempre contribuito alla crescita sociale, economica e culturale del paese. Il Pd è si è repentinamente involuto da partito di sinistra a partito di Guida. Via via il sindaco si è sentito il padrone della città e il padrone del circolo. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’ultimo esito di una china inesorabile è il defenestramento della dem Gina Migliaccio dalla giunta per fare spazio a Francesco D’Agostino, in quota Zannini, che salvo sorprese si candiderà alle regionali nella lista di Forza Italia. Per il calcolatore Guida non è un problema. Bisogna vincere ad ogni costo le comunali del 2026. E quindi più ampia e spuria è la coalizione meglio è. Ma ciò che allarma maggiormente è perché si debba vincere a ogni costo dopo 10 anni di gestione amministrativa. Che altro bolle in pentola? E soprattutto perché Cesa deve per forza continuare a cuocersi a fuoco lento?
Mario De Michele












