Il mondo all’incontrario. C’è la Commissione parlamentare contro il Femminicidio. È presieduta da Valeria Valente, senatrice del partito democratico. Uno dei consulenti tecnici dell’organismo è Teresa Manente. È il legale di Tina Bove, ex moglie di Enzo Guida, sindaco dem di Cesa, condannato a due anni di carcere per diffamazione e stalking ai danni dell’ex consorte. L’avvocato Manente è stato tra le relatrici del recente report conclusivo dell’attività della Commissione. Mentre interveniva, alla presenza del presidente Valente, probabilmente le sarà venuto in mente la sua assistita Bove. Si sarà detta tra sé e sé: il Pd si batte alla Camera e al Senato contro la violenza sulle donne però non ha mosso un dito né ha adottato misure disciplinari nei confronti del sindaco dem Guida. È normale? O siamo nel mondo capovolto? La condanna a carico del primo cittadino di Cesa risale allo scorso giugno. Da allora nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno l’ultimo dei tesserati o militanti del Pd, ha proferito ana parola di biasimo sul caso Guida. In ogni dove, il partito democratico a chiacchiere lotta contro il Femminicidio, nei fatti glissa su un una vicenda gravissima che riguarda un sindaco dem. Che credibilità può avere un partito che non è coerente con le battaglie che conduce? La relazione finale sul lavoro della Commissione parlamentare Femminicidio è stata la solita passerella?

Enzo Guida

Un sindaco condannato a 2 anni per atti persecutori ai danni dell’allora moglie non ha suscitato indignazione nel Pd, a tutti i livelli: locali, provinciali, regionali e nazionali. Almeno la Valente avrebbe potuto spendere una parola di condanna. Non è in imbarazzo per la presenza nella Commissione dell’avvocato di Tina Bove, vessata da un sindaco del suo partito? Leggete cosa scrivono Teresa Manente ed Ilaria Boiano, legali dell’ex consorte del primo cittadino di Cesa: “Le condotte persecutorie e diffamatorie hanno una rilevanza pubblica: in una situazione di separazione, non è normale, ma costituisce reato costringere la moglie e i figli a vivere nella perenne situazione di ansia e paura per la propria incolumità, cercando anche di fare il vuoto «sociale» intorno alla coniuge attraverso una campagna di demolizione della sua reputazione e di quella di chi ha deciso di non girarsi dall’altra parte, ma di assicurare supporto e aiuto”. Una sintesi impietosa. Gli avvocati della Bove non hanno dubbi: il sindaco Guida avrebbe ideato un vero e proprio “sistema illegale” per difendersi dalle accuse della moglie. Da qui la rilevanza pubblica del comportamento del primo cittadino. Per perseguire la sua opera di “demolizione dell’immagine della consorte” Guida sarebbe ricorso infatti anche strumenti di grande impatto sull’opinione pubblica come “internet e i social network”. In un altro procedimento per lesioni personali in corso sempre presso il tribunale Napoli Nord il sindaco di Cesa è imputato con l’attuale compagna Erika Alma, consigliere comunale dem di Aversa. In caso di una condanna altrettanto pesante Guida rischia addirittura il carcere. Ma è ancora presto per fare previsioni. Il primo processo è giunto al primo grado mentre il secondo procedimento va a rilento. Al netto delle vicende giudiziarie, quello che desta scandalo è la doppia morale del partito democratico. Il doppiopesismo. La violenza sulle donne è un atto gravissimo solo se lo commettono gli altri? Se il protagonista di un comportamento così ignobile un esponente dem tutti allineati e coperti? Si spera che nel congresso nazionale del partito il caso del sindaco di Cesa sia posto da qualche dirigente serio. Ripartire con zavorre come Enzo Guida contribuirà all’affondamento della nave che batte bandiera Pd.
Mario De Michele

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