«Una graduatoria chiusa dopo un anno dall’emanazione del bando casualmente vicina al periodo elettorale, la sostituzione della responsabile mentre è in corso il procedimento, 8 milioni di euro destinati ad assegni di ricerca che rischiano di diventare finanziamenti a pioggia gestiti dai baroni universitari amici dei baroni che siedono nella giunta Caldoro. Tre indizi forse non fanno una prova, ma alimentano il dubbio che quel partito dell’università di cui tanto si è parlato nasca da procedure quantomeno anomale, sulle quali abbiamo già chiesto l’accesso agli atti e che, in caso di anomalie, saremo pronti a portare fino agli organi giudiziari» la denuncia è del consigliere del PD Antonio Amato a seguito del Decreto dirigenziale 55 del 15 marzo scorso con il quale si approva, ad oltre un anno dal bando, la graduatoria degli assegni di ricerca che saranno finanziati dalla Regione Campania con fondi FSE 2007/2013 «Il decreto è davvero anomalo: il bando, oltre un anno fa, richiedeva alle università di presentare progetti di ricerca per cui chiedere il finanziamento che avessero tra le proprie peculiarità quelle di garantire un’immediata ricaduta sull’innovazione produttiva e un diretto contatto con partner privati. Si richiedeva, quindi, che tali partner venissero individuati già nel progetto, nel quale specificare anche quali ricadute positive si sarebbero avute in termini di innovazione per quel comparto produttivo. Ci aspetteremmo quindi» continua Amato «che la valutazione dell’apposita commissione sia fatta sugli specifici progetti, definendo quali ammettere a finanziamento e quali no. Invece, nel decreto di approvazione della graduatoria si legge che la stessa commissione avrebbe testualmente identificato “il concetto di progetto con l’istanza complessiva del beneficiario, e dunque senza fornire indicazioni in merito agli specifici assegni da finanziare”. Insomma, invece di sostenere specifici progetti che rispondono ai requisiti del bando si indica per ciascuna università il numero complessivo di assegni finanziati e si lascia a loro decidere come investire i soldi pubblici. Insomma, si passa dal merito dei singoli progetti alle scelte di direttori di dipartimento, senati accademici e rettori, senza determinare nemmeno un qualsivoglia monitoraggio delle scelte. Così, ad esempio, alla Federico II saranno loro a indirizzare i fondi di 119 assegni di ricerca, pari a un finanziamento di quasi tre milioni di euro. Perché questa incomprensibile scelta? E perché il bando è rimasto bloccato per un anno intero, mentre l’altro, quello del finanziamento ai dottorati si concludeva in pochi mesi? E perché in corso d’opera è stata sostituita la responsabile del procedimento? E sono ancora validi progetti che, secondo il bando, dovevano indicare un inizio e una fine che immaginiamo non potesse prevedere queste lungaggini? Si risponde ancora ai dettami di finanziamento imposti dall’Europa? E’ casuale che si sia definita una graduatoria a pochi mesi dalle elezioni e che questa non risponda più a canoni trasparenti e specifici di merito demandando invece alla scelta di chi comanda nelle università? Sono tutti interrogativi» conclude il consigliere del PD «a cui cercheremo risposta carte alla mano, ma andremo fino in fondo per scongiurare anche solo il dubbio che quel famigerato partito dell’università non nasca da legittime convinzioni politiche, quanto, piuttosto, da favoritismi ai baronati accademici ben rappresentati nel governo Caldoro e a tutto scapito dei nostri giovani e della ricerca, quella vera e necessaria per la nostra regione»