Se per i politici uno dei peccati capitali è quello di mentire, allora Enzo Amendola dovrebbe finire dritto all’Inferno. Sulla vicenda giudiziaria che vede coinvolto il consigliere regionale Enrico Fabozzi, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare,
assieme ad altre otto persone, il giovane segretario regionale del Pd si è subito affrettato a prendere le distanze dall’ex sindaco di Villa Literno, eletto alle regionali nella lista casertana dei democratici. “Il Pd della Campania – ha sottolineato Amendola, pochi minuti dopo i lanci d’agenzia sui provvedimenti della Dda di Napoli – ribadisce che allorquando i soli mezzi d’informazione avanzarono sospetti sul possibile coinvolgimento di Enrico Fabozzi in indagini su rapporti tra politica e criminalità organizzata, ed anche in assenza di qualsiasi rilievo formale di natura giudiziaria, ha provveduto da circa un anno e mezzo a sospendere Fabozzi dal partito e dal gruppo regionale. Riteniamo – ha concluso il coraggioso(?) Amendola – che sui legami tra politica e camorra tutti i partiti hanno il dovere di alzare barriere invalicabili”.
Il rampante segretario regionale dei democrat, oltre ad avere il dovere di “alzare barriere invalicabili” tra clan e politica, ha anche il dovere, da politico, di “alzare barriere invalicabili” tra le ignobili bugie e la verità. Innanzitutto perché un leader di partito che mente mina alla base la credibilità del suo partito; in secondo luogo, perché un politico (aspirante parlamentare) bugiardo deve cambiare mestiere. E nel caso Fabozzi, Amendola si è dimostrato un menzognero spudorato. Ha mentito sapendo di mentire. Nella nota inviata agli organi d’informazione, il segretario del Pd sottolinea, anzi ribadisce (sue testuali parole) che il suo partito già di fronte ai sospetti su Fabozzi, emersi sulla stampa circa un anno e mezzo fa, aveva provveduto a sospenderlo dal partito e dal gruppo regionale”.
Che faccia tosta. Che faccia di bronzo. Amendola sa bene che fu lo stesso Fabozzi ad autosospendersi, prima dal partito, poi dal gruppo consiliare Pd, pur rivendicando la sua totale estraneità alle vicende ricostruite dai pentiti. E lo fece proprio per tutelare il Pd da eventuali strumentalizzazioni. La decisione del consigliere regionale ed ex sindaco liternese fu comunicata ufficialmente a tutti gli organi del partito e ai mezzi di comunicazione. Al punto che, l’allora commissario provinciale dei democratici casertani, Ciro Cacciola (inviato in Terra di Lavoro proprio da Amendola per riportare il Pd sulla via dell’unità) apprezzò, sempre tramite una nota ufficiale, il gesto di Fabozzi per aver mostrato grande sensibilità e correttezza politica.
Oggi assistiamo, invece, alla messinscena del rampante Amendola che, forse abituato al teatrino della politica, ha pensato di non perdere la ghiotta occasione per mettersi in mostra e conquistare qualche riga sui giornali e sui portali di informazione. Un’operazione furbetta per accodarsi al carro dei duri e puri nella lotta alla criminalità organizzata.
Dimostrando di conoscere alla perfezione i meccanismi del circolo mediatico, il segretario regionale del Pd ha confidato nella poca memoria e nella disattenzione degli operatori dell’informazione per arrogarsi il merito di aver sospeso Fabozzi dal partito in ampio anticipo rispetto all’ordinanza della Procura napoletana. Operazione riuscita in pieno, visto che tutti i mass media hanno riportato la sua nota, senza far notare la palese bugia propalata a mezzo stampa da Amendola. Insomma, per una volta il “lider maximo” dei democratici è stato proprio bravo e ha raggiunto l’obiettivo che si era prefisso: cercare di far guadagnare punti a un partito in via di estinzione che, sotto la sua guida, ha registrato un crollo di consensi, basti ricordare le percentuali di voto (quasi da numeri relativi) ottenuti dal Pd alle ultime comunali di Napoli e Caserta.
Caro Amendola, ma crede davvero di poter mettere una toppa alla sua disastrosa gestione del partito diffondendo, da novello Pinocchio, menzogne e falsità? È veramente convinto che i democratici campani possano rimediare all’inconsistenza politica ed elettorale degli ultimi anni con un segretario regionale bugiardo? Caro Amendola, ci permettiamo di darle un consiglio: prima di fare altri danni, si faccia da parte, per il bene suo e del suo partito. Finora lei si è dimostrato politicamente pericoloso per sé e per gli altri. E se pensa di poter salvare la poltrona a suon di bugie e cantonate, prima io poi sarà costretto a ricredersi e a subire l’ennesima sconfitta politica e personale.
Le bugie hanno le gambe corte. Nel suo caso cortissime.
Mario De Michele