“Stamattina, nel corso del question time, abbiamo chiesto all’assessore regionale all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola, della mozione che noi del Movimento Cinque Stelle abbiamo depositato la scorsa estate contro il carrozzone Gori Spa. Chiedevamo di procedere immediatamente alla messa in mora della Gori, per il pagamento di 92 milioni di debiti che aveva maturato nei confronti della Regione Campania solo per il 2013 e 2014, mettendola in liquidazione se non avesse pagato”. Spiega Maria Muscarà, consigliere del Movimento Cinque Stelle, al termine della seduta sulla mozione presentata per la messa in mora della Gori. “Dopo una lunga battaglia, la Commissione Ambiente a seguito della nostra mozione e della conseguente istruttoria con acquisizione di documenti e audizioni che hanno confermato quanto da noi denunciato, ha stabilito con un atto ufficiale di sollecitare la Giunta a diffidare la Gori Spa al pagamento del debito delle annualità 2013 e 2014”. “Oggi finalmente l’assessore Bonavitacola ci ha informati che gli uffici competenti della Regione hanno provveduto a diffidare formalmente la Gori spa ad estinguere i debiti entro 30 giorni – sottolinea – se non dovesse pagare, secondo quanto ci è stato riferito, saranno attivate le necessarie procedure amministrative e giudiziarie. Proprio a tal riguardo abbiamo chiesto all’assessore di poter vedere le diffide prodotte”. “Il Movimento Cinque Stelle avrebbe preferito che a sei mesi da una denuncia così grave si fossero già presi dei provvedimenti urgenti – aggiunge – non dimentichiamoci che stiamo parlando dei 92 milioni di euro relativi solo a due anni e che ci sono altri 290 milioni di debiti che la Gori aveva accumulato nei confronti della Regione, oltre a quelli del 2015 di cui non siamo ancora a conoscenza”. “Quei 290 milioni di debiti nella precedente legislatura a guida Caldoro – sottolinea – in parte sono stati scandalosamente condonati e in parte dilazionati con termini favorevoli alla stessa Gori”. “Il Movimento Cinque Stelle – conclude Muscarà – non si fermerà fino a quando non sarà rispettata la volontà popolare del referendum del 2011 che proprio ora è sott’attacco con la recente approvazione della legge del riordino idrico”.