POMIGLIANO D’ARCO – Il destino dei lavoratori iscritti alla Fiom nello stabilimento di Pomigliano d’Arco rappresenta una partita importante, se non fondamentale, per il centrosinistra italiano. E’ forse per questo motivo che oggi esponenti di spicco dei vari partiti hanno scelto di sfilare al fianco dei metalmeccanici campani che avevano indetto 8 ore di sciopero a differenza delle 4 volute dalla Cgil.
Durissimo l’attacco di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, alla Fiat: “Voglio denunciare l’atteggiamento mafioso della Fiat – ha detto Ferrero – perché ieri i capi sono passati nello stabilimento per minacciare i lavoratori, dicendo che chi avrebbe fatto sciopero sarebbe stato messo nella lista dei 19 da buttare fuori. Questo – ha ribadito Ferrero – è un atteggiamento mafioso, indegno di un Paese civile, ed è indegno che il Governo stia a guardare queste cose che avvengono nella più grande azienda italiana”. Alla richiesta di ulteriori spiegazioni, Ferrero ha riferito che glielo hanno detto “i lavoratori i quali – ha aggiunto – non potrebbero testimoniare perché sennò sarebbero sbattuti fuori. Lo dico ugualmente perché – ha spiegato – bisogna avere il coraggio di rompere il muro di silenzio e perché questi signori che girano non in giacca e cravatta ma col maglioncino e poi usano questi metodi per impedire ai lavoratori di scioperare, sono fuori dalla legalità italiana”.
Tra i lavoratori, oltre a Nichi Vendola (di cui vi parliamo in un altro articolo ndr), c’era anche Antonio Di Pietro che non l’ha certo mandata a dire agli esponenti del Pd che hanno aderito alla manifestazione “Anche qui vedo tanta ipocrisia, i partiti che votano le leggi del Governo Monti pretendono di essere qui a manifestare contro le leggi di Monti”.Di Pietro ha ribadito che l’Idv vuole costruire una coalizione alternativa alle politiche del Governo Monti con chi ci sta: “prendiamo atto – ha sottolineato – che ci sono alcune forze politiche che predicano bene e razzolano male e che votano quelle leggi che poi contestano in piazza. Mi auguro – ha concluso – che i cittadini sappiano distinguere al momento del voto. Noi come Italia dei valori siamo l’unico partito che in Parlamento si sta impegnando in difesa dei lavoratori e per raccogliere le firme necessarie per l’abrogazione degli articoli 8 e 18 sui licenziamenti opponendoci alle politiche aziendali di Marchionne che hanno fatto del lavoro una merce di scambio”.
Immediata la replica di Fassina, responsabile economico del Pd: “Di Pietro si dovrebbe ricordare che se non ci fosse stato il Pd a cacciare il Governo Berlusconi e ad aprire la fase del Governo Monti oggi l’Italia sarebbe scivolata in una situazione molto simile a quella di altri paesi europei tipo Spagna e Grecia, dove i lavoratori stanno molto peggio”. “Il Pd – ha osservato Fassina – è stato sempre presente alle manifestazioni, quando era all’opposizione di Berlusconi, quando è riuscito a cacciare Berlusconi, e oggi che sostiene il Governo Monti”. “Abbiamo aperto – ha proseguito Fassina – una fase di transizione difendendo i diritti dei lavoratori e stiamo costruendo una piattaforma perché il lavoro e la dignità di chi lavora siano al centro in Italia e in Europa. Purtroppo – ha concluso – la politica deve cambiare nell’area euro oltre che in Italia e noi siamo impegnati in questa prospettiva”.
Fassina è stato anche contestato da un gruppo di ricercatori e “messo in salvo” dal servizio d’ordine della Fiom
A ricordare le responsabilità del Pd ci ha pensato anche Maurizio Zipponi, responsabile lavoro e welfare dell’Idv: “Siamo contenti che il Pd abbia votato la legge Fornero, che di fatto abolisce l’art.18 dello Statuto dei lavoratori, e che oggi Fassina sia sceso in piazza, con l’IdV, per dire che non va bene. Siamo contenti che il Pd abbia votato la riforma delle pensioni, generando il dramma degli esodati per 350 mila persone, e che oggi Fassina sia sceso in piazza, con noi, per dire che non va bene”. “Siamo altresì contenti che il Pd abbia votato la conferma all’art.8 del decreto legge 138 del 2011, che liquida i diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro, e che oggi Fassina sia in piazza per dire che non va bene. Conoscendo la coerenza di Fassina ci auguriamo che la sua posizione prevalga nel Pd e che lui, insieme ad altri esponenti del suo partito, firmi i referendum che centinaia di lavoratori hanno sottoscritto proprio oggi a Pomigliano”, conclude.
Anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha preso parte alla manifestazione promossa dalla Fiom a Pomigliano d’Arco: “sono qui in piazza – ha detto poco prima che il corteo partisse – così come ci sono sempre stato anche da giurista e da italiano e oggi da sindaco. E’ naturale per me stare a fianco dei lavoratori”. Il sindaco partenopeo ha evidenziato la necessità di “scongiurare la logica di chi da una posizione padronale approfitta di questi momenti per mettere l’uno contro l’altro i lavoratori non rispettando le sentenze”. “Pomigliano – ha concluso De Magistris – con tutte le altre realtà industriali del territorio, Atitech, Alenia e Ansaldo, é il simbolo della lotta per il lavoro”.