NAPOLI – Aperti alle critiche, “anche le più dure e virulente”, ma “non prendiamo lezioni di legalità da nessuno, compreso il dottor Narducci”. Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, non lo chiama per nome e, per tutta la durata del suo intervento, parla di lui come “il dottor Narducci”, il pm di Calciopoli, entrato un anno fa nella Giunta arancione con la delega alla Sicurezza, che ieri ha rassegnato le dimissioni dall’incarico. Dal canto loro, Csm e Anm esprimono perplessità sulla possibilità che Narducci possa indossare la toga di nuovo a Napoli o a Salerno.

La vicenda delle dimissioni, dice il sindaco, “mi ha consolidato”. “Da oggi – afferma – dobbiamo essere più uniti e coesi, con la consapevolezza che questa è una stagione nuova, che fa paura a molti, anche a chi per 15 anni ha dormito ed è stato connivente con un sistema di cui oggi paghiamo i debiti”. Il sindaco non vuole fare una disamina politica dell’operato della sua Giunta: tutti gli atti sono “accessibili” e passibili di critiche “da parte di chiunque”. “Non siamo né una lobby né una congrega – afferma – siamo la casa del popolo”. De Magistris chiarisce che l’ex assessore “non è mai stato ostacolato né censurato”. L’errore, “il torto”, come lo definisce il sindaco, è stato “probabilmente” di non criticarlo mai “nemmeno quando ha sbagliato”. “Era, e parlo al passato – aggiunge – la persona di cui più mi fidavo in Giunta e non me ne vogliano gli altri”. Dormiva, come egli stesso ha detto, “sereno e tranquillo”. Poi, dopo le dimissioni e ripensando all’intera vicenda, “non ci ho dormito stanotte”. “Sono profondamente ferito e umanamente colpito – ribadisce – come quando nelle famiglie si viene traditi”. Le polemiche, però, finiscono hic et nunc perché “da oggi si tratterebbe di polemizzare nei confronti di un magistrato”. Ciò che preme al sindaco è di lavorare “nell’interesse dei cittadini” e “dispiace dover parlare, invece, di vicende personali, quale è quella del dottor Narducci”. A lui, “al dottor Narducci”, de Magistris vuole stringere la mano e “augurare di fare bene il magistrato come faceva prima di fare l’assessore”. Poco tempo ancora, e si provvederà alla redistribuizione delle deleghe. “Con il Pd e Sel c’é un dialogo importante – spiega – E’ una maggioranza che va bene, ma nulla a che vedere con un eventuale rimpasto di cui si parla”. L’ex assessore, però, non potrà tornare a fare il magistrato a Napoli e, forse, nemmeno a Salerno, competente sui procedimenti che riguardano le toghe del capoluogo campano. Questo, ha spiegato Alberto Liguori, presidente della Terza Commissione del Csm, competente sul collocamento fuori ruolo dei magistrati per incarichi politici e sul loro rientro alla fine del mandato, per effetto di una circolare del 2009, che ha disciplinato la materia. Dopo un mandato elettorale o un incarico anche di natura tecnica nella Giunta di un Ente locale “si può chiedere il rientro in magistratura, ma non nello stesso distretto dove si è cumulata la funzione giudiziaria e amministrativa”. Paletti che sono stati introdotti, evidenzia il consigliere, a tutela dell’immagine di imparzialità dei giudici. Il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, ha fatto sapere, parlando in termini generali, che “con la partecipazione dei magistrati agli Enti locali, si pone più in concreto un problema di immagine, che da noi è sentito”. “Fare politica é un diritto costituzionale e va garantito a tutti, compresi i magistrati – Tuttavia bisogna porsi il problema della compatibilità dell’esercizio delle funzioni giudiziarie con la partecipazione attiva alla politica”.

 

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