Un danno da 1,7 milioni alle casse di Napoli Servizi spa, società in house della città capoluogo, costituita nel 1999 per occuparsi dei servizi di pulizia ordinaria e straordinaria, manutenzione del patrimonio immobiliare e del verde pubblico. Nel mirino della Corte dei conti sono finiti gli assessori gli ex assessori Ferdinando Balzamo e Nicola Oddati.

La magistratura ha chiesto a Balzamo un risarcimento danni per 1,3 mln di euro e a Oddati 420 mila euro. L’indagine accede le luci sul periodo che va dal 2003 ad oggi. Sotto i riflettori anche l’allora sindaco Rosa Russo Iervolino. La Corte dei Conti ha accolto la richiesta di sequestro conservativo dei beni dei due ex assessori a favore della Napoli Servizi. Mentre per l’ex sindacosi profila un procedimento per culpa in vigilando: “Non poteva non sapere ma soprattutto non ha esercitato al sua funzione di controllo”, sostengono gli inquirenti.

Tra le accuse ci sono presunte assunzioni illegittime, compensi a pioggia, e un esorbitante aumento dei compensi dei componenti del cda. Che dal gettone passano alla percezione di reddito annuo come se fosse un lavoro stare nei consigli di amministrazione di una società pubblica. La magistratura contabile questo ha rilevato. Le indagini sono state condotte dal Nucleo di polizia tributaria. Al filone contabile si affianca quello penale: la procura di Napoli ha riscontrato presunte irregolarità per l’assunzione di almeno 4 funzionari e del direttore generale Ferdinando Balzamo. Dopo aver lasciato la giunta, l’ex assessore fu indicato dalla Iervolino per la direzione della Napoli Servizi.

Secondo gli investigatori Balzamo fu assunto «senza alcuna selezione pubblica e in palese violazione di disposizioni impartite dal Comune sul reclutamento del personale nelle società partecipate, le quali – per garantire la trasparenza e la parità di trattamento nella selezione del personale ed evitare indebite pressioni da parte degli organi apicali nelle procedure stesse – vietano espressamente (nei casi di assunzione diretta dettata da motivi di urgenza) l’assunzione di parenti e di altri soggetti legati a dirigenti o quadri dell’ente assuntore».

Ai componenti del cda invece viene contestata l’attribuzione di una sorta di stipendio mensile (oltre 20mila euro l’anno) al posto dei gettoni di presenza. L’udienza è fissata per il 25 febbraio davanti al giudice Maria Cristina Razzano.

Insomma, emerge un quadro inquietante con un danno milionario per le casse del Comune. Sprechi pagati ovviamente dai cittadini.

 

Mario De Michele

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui