Un’altra giornata di lotta, ieri, per il Comitato di lotta cassintegrati e licenziati fiat. Questa volta l’appuntamento è stato all’ interporto di Nola, ai cancelli di quello che è stato più volte definito un reparto confino. Un reparto, quello del Gian Battista Vico, nato sulla carta come Polo Logistico di eccellenza ma mai decollato. Oggi, denunciano gli operai, è solo un contenitore vuoto. “Questo luogo è stato utilizzato dalla Fiat per emarginare i lavoratori con ridotte capacità lavorative e per mettere fuori gioco quelli più sindacalizzati e attivi nelle lotte. Uno schema repressivo che purtroppo ha provocato anche dei suicidi. Non c’era alcuna necessità di un reparto logistico lontano da Pomigliano dove ci sono enormi quadrature inutilizzate. D’altronde è un dato di fatto che all’interno di questo reparto attualmente lavorano solo 60 lavoratori su 316 e passano il tempo a riverniciare e saldare contenitori.” “Sono anni che siamo in cassa integrazione e l’anno scorso cinque di noi sono stati addirittura licenziati. Questo perché continuiamo a denunciare i suicidi, i voti di scambio nelle elezioni sindacali, le politiche affaristiche fatte di accordi e compromessi tra azienda e sindacalisti sulla pelle dei lavoratori” Un enorme dispiegamento di polizia in tenuta antisommossa, due blindati e diversi agenti della Digos ad attendere i lavoratori sul vialone d’entrata dell’interporto di Nola. I manifestanti, noncuranti delle minacce degli agenti, hanno bloccato la strada e tutto il flusso di camion in entrata, proseguendo in corteo, al centro della carreggiata, fino ai cancelli della Fiat. In corteo con il Comitato di lotta licenziati e cassintegrati fiat anche alcune strutture del movimento napoletano come il Laboratorio Politico Iskra, lo Zero081, alcuni operai della TNT di Teverola, una delegazione di sindacalisti della FIOM di Avio ed Alenia e lavoratori del sindacato intercategoriale SI COBAS Le richieste sono molto chiare: reintegro dei 316 a Pomigliano e ritiro dei licenziamenti. I manifestanti, ancora una volta non risparmiano aspre accuse anche a Renzi che, insieme a Marchiane, viene accusato di procurare miseria, precarietà e morte.

Luca Leva

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui