“L’assemblea regionale di Sel promuove la costruzione di una coalizione di governo che si candidi a costruire un’alternativa alla destra di Stefano Caldoro e al Pd, che ha scelto di sequestrare la discussione e le scelte del centrosinistra”. Lo si legge in un documento approvato all’unanimità dall’assemblea regionale di Sel Campania, che si è svolta oggi alla presenza di Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale, Arturo Scotto, capogruppo alla Camera dei Deputati e del coordinatore regionale campano Salvatore Vozza. “Abbiamo avviato, insieme ad altre forze e esperienze, una ricerca che ha l’ambizione di aprire una nuova stagione, un’alternativa credibile di governo e di cambiamento. Rivolgiamo un invito a quanti possono dare una mano per allargare questo campo, a tante personalità e competenze, tra cui quella di Nino Daniele, a impegnarsi insieme a noi per produrre questo sforzo”: lo si legge nel documento di Sel approvato dall’assemblea regionale. Il nome di Daniele, ex Pd, oggi assessore comunale della giunta de Magistris a Napoli, è quello che Sel, secondo indicazioni che circolano da giorni, indicherebbe come candidato presidente della Regione Tra le ragioni per la mancata alleanza con il Pd decisa stasera da Sel c’è “una discriminante – si legge nel documento approvato dall’assemblea – che non va affatto sottovalutata e che sta facendo discutere tutto il paese: l’impossibilita’ per De Luca di svolgere fino in fondo la sua funzione di candidato alla carica di Presidente della Regione, come prescrive la legge Severino. Promuovendo la candidatura di De Luca, il Pd si assume la responsabilità di mettere a rischio la stessa Istituzione regionale, subordinandone la vita democratica ad un ricorso al Tar. Abbiamo guardato – si legge – con rispetto alle primarie che si sono svolte in Campania. Tuttavia, quelle primarie non hanno segnato per nulla un elemento di discontinuità e rinnovamento del campo democratico e progressista”. “Non viene chiarito – prosegue la nota – il perimetro della coalizione, con la scelta di allargare a pezzi di centrodestra l’alleanza, ivi compresi quelli più vicini all’esperienza del cosentinismo. Non viene avanzata una piattaforma programmatica chiara, che rompa definitivamente con i cinque anni di governo Caldoro, a partire dalle politiche di riduzione dei livelli di welfare e della difesa di beni comuni fondamentali”.

 

 

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