“I recenti casi di malasanità, non ultimo quello del paziente morto in barella al Cardarelli mentre attendeva di essere trasferito al reparto di Medicina d’urgenza, impongono una riflessione seria sullo stato di un diritto costituzionalmente garantito ma che in Campania a tutt’oggi risulta ancora non esercitabile. Assistiamo a una situazione ormai insostenibile per cittadini e lavoratori: le istituzioni di uno Stato che si definisce civile hanno il dovere di garantire livelli di assistenza adeguati per i quali la Campania risulta ancora lontana dagli standard medi nazionali”. A sostenerlo in una nota è Lina Lucci, segretario generale della Cisl Campania che spiega: “Il caos sanita é ancora oggi, a 4 anni dal commissariamento, dovuto ai numerosi accessi impropri nelle strutture di emergenza. Se gli ospedali sono al collasso è anche perché manca una rete di emergenza/urgenza concordata tra i direttori generali delle Asl e i direttori sanitari degli ospedali, anzi la medicina territoriale, ovvero tutte quelle modalità organizzative alternative o integrative mirate a ridurre l’afflusso nelle strutture di primo soccorso, non sono mai decollate. Certo – aggiunge Lucci – apprezziamo l’intento di Caldoro di avviare una riforma del sistema territoriale di cure, ma si tratta di un atto di programmazione a lungo termine, mentre è necessario trovare anche soluzioni immediate per governare lo squilibrio tra domanda di ricovero e indisponibilità di posti letto”. “Il protocollo d’intesa sottoscritto dal Monaldi che si rende disponibile a ricevere malati – spiega la leader sindacale – é una operazione di facciata che non servirà a mettere al riparo i responsabili da una eventuale indagine della magistratura. É inaccettabile che ci siano persone che muoiono per assenza di assistenza e si continui a tenere chiuso quel pronto soccorso, occorre riaprirlo quanto prima. Ma ci sono anche altre strutture che andrebbero potenziate: dal San Giovanni Bosco, che ha un pronto soccorso attualmente adibito a cantiere per i lavori in esecuzione del triage, due reparti chiusi da ristrutturare e una grave carenza di operatori sociosanitari; il Moscati di Avellino che ha un personale sottodimensionato di circa 700 unità, tra infermieri e tecnici; il Ruggi di Salerno, che ha fatto registrare nelle scorse settimane un record di ricoveri in barelle per indisponibilità di posti letto e tempi di attesa dei codici verdi dalle 4 alle 5 ore”. “A peggiorare ulteriormente le cose – conclude Lucci – c’è il blocco del turn over per il quale il governo nazionale ancora non consente alla Campania, nonostante abbia chiuso per tre anni consecutivi il bilancio con avanzi consistenti, di incrementare i livelli occupazionali nel sistema. Sistema che nel frattempo di addetti ne ha persi oltre 3.000 con un risparmio di costi di gestione di oltre 300 milioni”.